Metanodotto Snam, no dei Comuni

Contestato il progetto della Snam che vuole portare il gas da Brindisi al nord Europa passando per l'aquilano

L'AQUILA. Un no secco. Questa la risposta dei comuni dell'Aquilano al metanodotto Snam destinato a portare il gas da Brindisi al nord Europa. Cinque le regioni italiane attraversate dal metanodotto, il cui tracciato originario era previsto lungo la fascia costiera.

La contrarietà al passaggio del metanodotto Snam in una vasta parte dell'Abruzzo aquilano è stata espressa nel corso di un incontro, al quale hanno partecipato gli amministratori di molte delle municipalità interessate al problema.

A rendere nota la posizione assunta dagli amministratori, che sollecitano un incontro con i capigruppo del consiglio regionale, è l'assessore all'ambiente del Comune dell'Aquila, Alfredo Moroni, che ha avuto l'incarico di rappresentare il dissenso delle aree interne al progetto.

Un'opera che dovrebbe comportare il passaggio del gasdotto nei territori dell'Aquila e di Collepietro, Navelli, Barete, Cagnano, Pizzoli, Fagnano Alto, Caporciano, San Pio delle Camere, Prata d'Ansidonia, San Demetrio, Poggio Picenze, Barisciano, Pizzoli, Barete e Montereale.

«Tante sono le perplessità» spiega Moroni. «Innanzitutto l'opera non è di alcuna utilità ai nostri territori, ma serve unicamente a portare il gas da Brindisi fino al nord Europa. Il tratto che riguarda l'Italia parte dalla città pugliese e termina a Minerbio (Bologna), dove si ricollega ad altre condotte. Per noi non c'è alcun beneficio, ma solo la convivenza con un potenziale rischio. A questo si aggiunge il fatto che il progetto, che prevede l'attraversamento di ben 5 regioni, era stato inizialmente denominato "rete adriatica", proprio perché il passaggio era previsto lungo la costa. Ma il tracciato originario sarebbe stato modificato per problemi connessi alla natura geologica di alcuni terreni. Sembra, dunque, assurdo» continua Moroni «che si scelga un percorso all'interno di zone come le nostre, la cui fragilità è stata tragicamente testimoniata dal terremoto del 6 aprile dello scorso anno».

Per questa ragione, su incarico dell'assemblea dei Comuni interessati, Moroni chiederà un incontro ai capigruppo del consiglio regionale «per spiegare i motivi per i quali si ritiene inopportuna la realizzazione di tale progetto nella nostra area».

Nel corso dell'incontro sono state anche ricordate le contestazioni già espresse in altre realtà della provincia. «È il caso del comune di Sulmona» ricorda Moroni «che si è pronunciato all'unanimità contro il progetto. E anche l'amministrazione provinciale, prima delle elezioni della scorsa primavera, si era espressa per il no. Inoltre, le procedure per la dichiarazione di pubblica utilità dell'opera sono state completate subito dopo il terremoto. Dunque, nessuno può invocare la scadenza dei termini per dare il via libera ai lavori».

Quindi la questione relativa alle autorizzazioni dell'Unione europea. «Siamo in presenza di un progetto che ha bisogno della Valutazione ambientale strategica, la cui procedura, però, non è stata ancora completata». Insomma, per Moroni il progetto è da bocciare. Presto la questione sarà oggetto di un'assemblea pubblica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA