Mirela: ho sentito l’acqua e credevo di morire

Parla la giovane donna ferita: non so nuotare e pensavo a mia figlia piccola Il marito pugile: «Agli incroci ci vorrebbero segnaletica e luci»

AVEZZANO. «Ho avuto paura di morire e ho pensato a mia figlia. Non so nuotare e non riuscivo a capire se l’auto si era fermata o stava continuando a sprofondare nell’acqua del canale». È quanto ricorda dell’incidente nel Fucino dell’altra sera, Mirela Cucu, mamma di 25 anni, di Avezzano, di origine romena. Con lei, sotto casa, ieri mattina, mentre i carabinieri fanno gli ultimi accertamenti sulla Fiat Panda su cui viaggiava quando è avvenuto l’impatto con un’altra auto, ci sono il compagno, il pugile Ivan Di Berardino, e la loro piccola Giulia, di tre anni e mezzo.

«La mia bimba sa solo che la mamma ha sbattuto forte la testa», continua la giovane. L’altra sera Mirela Cucu si era fatta andare a riprendere a San Benedetto dei Marsi, doveva avrebbe dovuto sostenere un colloquio di lavoro, poi saltato all’ultimo momento, da un amico di famiglia. Federico Marini, di 28 anni di Avezzano. Era lui a guidare l’auto, quando, poco prima delle 21, all’incrocio tra Strada 38 e Strada 12 nel Fucino, sono stati urtati da una Fiat Marea. Marini per evitare un impatto più violentom ha deviato l’auto ed è finito così all’interno del canale.

L’ennesima tragedia sfiorata che però ha traumatizzato i due giovani, che hanno riportato solo alcune contusioni, curabili in pochi giorni. Anche P.R. e suo marito nell’altra auto non hanno riportato gravi ferite.

«Ho sentito una botta allo sportello», va avanti la Cucu, «e poi ho visto l’auto sprofondare. Ho sentito l’acqua gelata alle gambe che continuava a salire. Non so nuotare e non sapevo come muovermi. Ero terrorizzata. Il mio sportello era bloccato e non si apriva. Poi Federico mi ha presa e mi ha spinta sui sedili posteriori e da lì siamo riusciti a uscire».

Poi si ferma, con gli occhi pieni di lacrime, e riesce a stento a continuare: «So che nei canali del Fucino molte persone hanno perso la vita e ho avuto paura di fare la stessa fine. Era buio ed ero congelata. Ho pensato alla mia bambina. Poi è arrivato un signore, non so chi sia, aveva un casco con la luce e ci ha tirato sulla strada. Ha chiamato i soccorsi. L’ambulanza è arrivata da Trasacco in pochi minuti. Era freddo e non sentivo più la mia faccia. Ci hanno coperto e da lì ci hanno accompagnato al pronto soccorso».

Un racconto spaventoso quello della giovane mamma, che mentre parla ha ancora il terrore negli occhi. «Non ho la patente e sono timorosa nel guidare» conclude, «penso che non riuscirò mai più a mettermi alla guida».

«È stato un miracolo che si siano salvati. Con i lavori in corso», commenta Ivan Di Berardino, «nel Fucino ci sono le deviazioni verso strade ancora più pericolose della Marruviana. Ci vorrebbero segnaletica e luci. La signora che guidava la Marea ha raccontato di non essersi neanche accorta dell’arrivo di un’altra auto». Solo otto giorni prima di questo incidente, ce n’è stato un altro, all’incrocio precedente, in cui ha perso la vita Fortunato Onofri, 80enne di Gioia. Negli anni, come lui, sono morte decine di persone.

Magda Tirabassi

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