Molinari pronto ad andare dal pm «Sono a disposizione della Procura»

Il presule incassa la solidarietà di Forte. Vertice all'Aquila dei vescovi d’Abruzzo e Molise

L'AQUILA. «Sono a disposizione di tutti. Pronto ad andare in Procura, anche a parlare coi magistrati se ci sarà la necessità. A ribadire ancora una volta che noi non c'entriamo niente, che siamo stati imbrogliati, che siamo parti offese».

IL MANTRA. L'arcivescovo Giuseppe Molinari allarga le braccia quasi in segno di resa. Sono giorni che lui e l'ausiliare ripetono come un mantra, prima a se stessi e poi ai preti e ai fedeli sconcertati, che la Chiesa non c'entra niente. Che era andata per fare bene e non poteva, no, neppure di fronte ad avvertimenti pubblici e prese di distanza dall'attività di Traversi e soci, nemmeno lontanamente pensare che si sarebbe infilata in un vicolo cieco. Da dove si sta cercando di uscire. Sì, ma come? Se non bastano le scuse pubbliche, rese in piazza da D'Ercole, se non basta la lettera scritta col cuore in mano a parroci e comunità («Non lasciateci soli»), cos'altro fare? La consegna, per ora, è simile a quella del personaggio di Pio VII (interpretato da Paolo Stoppa) nel film «Il marchese del Grillo»: silenzio e preghiera.

PORTA CHIUSA. C'è una porta chiusa, al primo piano del capannone donato alla Curia dopo il sisma per sistemarvi gli uffici. Dentro c'è l'ausiliare Giovanni D'Ercole. Chi lo ha incontrato negli ultimi giorni riferisce di non aver riconosciuto, in lui, il don Giovanni sorridente della tv che un anno e mezzo fa mise mano alla pala per togliere le macerie da piazza Palazzo. Quel giorno, in piazza, fu accolto da fischi e qualche applauso, pacche sulla spalla ma anche imprecazioni da parte di chi non voleva che quella tonaca nera si sporcasse di bianco. «Ho sbagliato, mi sono fidato, ma dateci fiducia», le sue parole sussurrate in piazza, dov'è andato, da solo, ad affrontare gli sguardi, il giudizio della gente. E anche, forse, il «pregiudizio» che tanto addolora, in queste ore, i due presuli che si sentono raggirati, turlupinati, traditi. E anche, specie negli ultimi giorni, abbandonati. E non solo dai laici. In altri tempi, nel giorno di una conferenza stampa in Curia per annunciare un convegno sul ruolo dei cattolici nell'Unità d'Italia (in programma il 13 e 14 ottobre a Strinella 88) il vescovo comunicatore sarebbe stato in prima fila, completamente a suo agio tra telecamere e microfoni. Non ora, che la ferita per le «traversie» della Fondazione ancora sanguina.

PASTORI. Allora, tocca a Molinari «immolarsi» davanti ai cronisti. A chi gli ha mandato a dire che "non è un buon Pastore chi sceglie cattive compagnie" il presule replica: «Eccoci di nuovo alle piccole miserie quotidiane. A patto che le cose le si voglia vedere senza pregiudizi, c'è una responsabilità del Pastore e del primo collaboratore del Pastore. Ma le nostre intenzioni erano buone. Non volevamo fare nulla di male ma solo bene. L'ho già detto in passato. Mi fido sempre delle persone fino a quando non mi dimostrano il contrario. Ci è mancata l'astuzia dei serpenti. Mai avremmo potuto credere che si sarebbe arrivati fino a questa degenerazione». Quanto ai piani di Traversi per il turismo religioso, col coinvolgimento delle altre 10 diocesi d'Abruzzo e Molise per intascare altri 4 milioni (progetti di cui il professore arrestato aveva informato tutti e due i vescovi), Molinari sostiene che «per quello che ne so io, era tutta un'ipotesi loro». Incassata la solidarietà dell'arcivescovo di Chieti-Vasto Forte («ho molta fiducia nella serietà morale di questi Pastori», ha dichiarato al Centro), Molinari e D'Ercole si preparano a incontrare, domani in Curia, tutti i vescovi della Ceam per una riunione «programmata da tempo».

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