L'AQUILA
Monica, a 43 anni, è la prima donna al comando del reggimento alpini
Viene da Vittorio Veneto e avrà il controllo di 450 militari. "Non ho mai sentito alcuna differenza di trattamento in quanto donna"
L'AQUILA. Viene da Vittorio Veneto, luogo simbolo della Grande Guerra. E avrà la responsabilità di 450 uomini e donne di uno storico reggimento degli alpini, il nono L'Aquila, gli eredi delle penne nere protagoniste della drammatica ritirata dalla Russia.
Non è un compito facile quello che attende la tenente colonnello dell'esercito Monica Segat, 43 anni, prima donna a comandare un battaglione degli alpini. Tra le donne dell'esercito Monica non è la prima e non sarà l'ultima: il 21 luglio si è insediata a capo del 232° reggimento trasmissioni di Avellino la tenente colonnello Sara Scala e lo scorso 2 settembre è toccato alla collega Michela De
Santis, anche lei tenente colonnello, assumere il comando di uno dei quattro gruppi tattici che compongono l'operazione "Strade sicure" a Roma. Entro la fine dell'anno saranno 7 alla guida di un battaglione: sono quelle che nel 2000 entrarono in Accademia a Modena, quando per la prima volta le carriere militari furono aperte alle donne.
Segat giurò fedeltà il 16 dicembre del 2000 davanti all'attuale capo dello Stato Sergio Mattarella, allora ministro della Difesa. In questi 22 anni ci sono stati tanti incarichi, 7 mesi in Afghanistan, lo Stato maggiore. E un marito, conosciuto al corso, e un figlio, che oggi ha 10 anni. "Ai miei uomini e donne - dice all'Ansa - dirò che devono capire che pretenderò da loro il massimo impegno. Ma allo stesso tempo devono sapere che sarò la prima a mettersi in discussione. E la mia porta sarà sempre aperta".
A fare il militare Monica c'è arrivata per diversi motivi. C'entra Vittorio Veneto, sicuramente, "terra dove la presenza degli alpini è molto sentita". Ma soprattutto "la curiosità e la voglia di trovare, a 20 anni, qualcosa che ti consenta di ampliare le tue aspettative e desideri". Non è stato facile. "Soprattutto all'inizio, ci vuole convinzione, tenacia e spirito di sacrificio. E' stata difficile". Ma, ci tiene a precisare, non in quanto donna. "E' stato difficile per tutti, uomini e donne. E non ho mai sentito alcuna differenza di trattamento".
E il fatto che non ci siano differenze è un concetto sul quale insiste. Non ci sono nella scelta, che richiede "disponibilità massima, voglia di mettersi al servizio degli altri e spirito di sacrificio"; e non ci sono nell'atteggiamento da tenere: "non è un lavoro normale, ci vuole convinzione e passione". Sia che tu sia uomo sia che tu sia donna. Ora l'attende la responsabilità di 450 persone. "E' un peso - ammette Segat - ma anche motivo di orgoglio. Perché le soddisfazioni più grandi le ho avute proprio da chi ho comandato".
E poi c'è il figlio, la famiglia. Anche il marito è un ufficiale degli alpini e sta per lasciare un comando di battaglione. "Finora ci siamo sempre organizzati e continueremo a farlo. Quest'anno mi sono occupata io di nostro figlio, che è un bambino che si adatta facilmente e sa bene chi sono mamma e papà. Ora toccherà a mio marito fare quello che ho fatto io".