Monsignor Cantalini torna vicario generale

Petrocchi conferma il parroco di Santa Rita come suo primo collaboratore Scelta nella linea della continuità per non creare scossoni nella Curia

L’AQUILA. Confermando con la formula donec aliter provideatur («finché non si provveda diversamente») monsignor Alfredo Cantalini nel ruolo di vicario generale della Curia, l’arcivescovo metropolita Giuseppe Petrocchi ha scelto la linea della continuità, restituendo allo storico parroco di Santa Rita in via Strinella l’ufficio che per un breve interregno è stato dell’attuale vescovo di Ascoli Piceno Giovanni D’Ercole.

La conferma spazza via i dubbi e mette fine alla contesa che aveva visto, almeno tra quelli usciti allo scoperto, almeno quattro pretendenti alla poltrona numero 2 della Curia.

Nato il 30 ottobre 1945, ordinato sacerdote il 21 giugno 1971, don Alfredo è prelato d’onore di Sua santità e pertanto può fregiarsi del titolo di monsignore. Così come può vestire la fascia paonazza, cosa che, a dire il vero, fa raramente, visto che preferisce il clergyman o comunque un abbigliamento più che sobrio e informale. E questo da prima dell’avvento di Papa Francesco. Dicono di lui che abbia buoni rapporti con tutti, dall’ala progressista a quella più retriva del multiforme clero aquilano. Il primo novembre 2003 è stato nominato vicario generale dell’arcidiocesi, succedendo a monsignor Demetrio Gianfrancesco. Nel 2009 fa largo a D’Ercole e diventa pro-vicario. Quindi la nuova nomina che gli restituisce l’incarico originario. Dietro a questa scelta si può leggere la volontà da parte di Petrocchi di curare l’«ospedale da campo» della Chiesa aquilana con impacchi di ghiaccio invece di benzina sulle ferite aperte, che restano tante. Nessuno stravolgimento, né rotolare di teste, insomma. Solo la volontà di sanare una situazione obiettivamente assai complessa. A partire dai conti, per arrivare agli uomini.

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