Monti Reatini, continua lo sciame sismicoMa la parola d'ordine è "non allarmare"

Ieri ancora una scossa (2.1): interessati Montereale, Cagnano e Scoppito. Nell’ultimo mese sono oltre 200 gli eventi registrati. Molti hanno magnitudo comprese tra 2 e 2.4 . Secondo Fabrizio Galadini, direttore della sezione di Milano dell'Ingv, la situazione ricalcherebbe lo scenario evolutosi all'indomani del sisma che il 6 aprile 2009, ma la richiesta di convocare la commissione Grandi Rischiè ignorata

MONTEREALE. L'ultima scossa è di ieri mattina. Magnitudo 2.1. E' l'ennesima di uno sciame sismico che non accenna a "mollare" e che riguarda i monti Reatini a cavallo fra Abruzzo e Lazio. I Comuni dell'Aquilano interessati sono in particolare Montereale, Cagnano e Scoppito.

Il linguaggio burocratico dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia così racconta la scossa di ieri mattina: «Una lieve scossa di terremoto di magnitudo 2.1 é stata registrata alle ore 6,20 tra le provincie di Rieti e L'Aquila. Secondo i rilievi dell'Ingv le località nei pressi dell'epicentro sono state Borbona, Cittareale e Posta (Rieti); Cagnano Amiterno e Montereale». Manca in questo caso la solita frase "timbro": non si rilevano danni a persone o cose. Frase che compariva persino lo scorso anno quando veniva resa nota la magnitudo delle scosse successive al sei aprile: nessun danno a persone o cose.

A me veniva da pensare: certo, c'è rimasto ben poco da danneggiare. Sono andato a ritrovare un lancio di agenzia (l'Ansa) del 28 luglio scorso in cui si legge: «Sono 203 gli eventi sismici, tutti con magnitudo inferiore a 3, registrati nel triangolo Amatrice (Rieti), Campotosto e Montereale (L'Aquila) e intorno ai Monti della Laga (Teramo) negli ultimi 27 giorni, un fenomeno che sta destando preoccupazione in provincia di Rieti, ed in particolare nel distretto sismico Monti Reatini dove si stanno concentrando le attenzioni dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

L'ultima scossa di rilievo é stata registrata ieri 27 luglio sui Monti Reatini alle ore 7.27, di magnitudo pari a 2.4, profondità 10 chilometri, dopo una serie di altri micro terremoti localizzabili a basse profondità, tra gli 8 ed i 12 chilometri, spesso percepiti anche dalla popolazione anche se senza danni segnalati.

Secondo quanto reso noto da Fabrizio Galadini, direttore della sezione di Milano dell'Ingv, la situazione ricalcherebbe lo scenario evolutosi all'indomani del sisma che il 6 aprile 2009 ha devastato L'Aquila, con la particolarità dello spostamento degli eventi verso ovest. Un evento, quello aquilano, che potrebbe essere stato il fenomeno di innesco per la sismicità che si sta registrando periodicamente nella zona reatina».

La particolare sismicità dei monti Reatini non è certo una novità. Basta leggersi un po' di storia dei terremoti (e dopo il sei aprile sono usciti molti libri a tal proposito anche se di studi ne esistevano, e tanti, anche prima) per capire che quell'area come tutta la Provincia dell'Aquila è a forte rischio.

Lo scorso anno, a fine giugno, l'asticella dell'allarme si era alzata parecchio nella zona di Montereale. Il presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Enzo Boschi disse che «quelle scosse non avevano nulla a che vedere con la faglia aquilana. Altre strutture, a noi ben note e da sempre monitorate, risultano coinvolte. Quella attiva fa parte di una diversa zona di faglia e i terremoti di queste ore rientrano nel quadro della sismicità della zona che, ricordo, è classificata ufficialmente come area a massimo rischio e una delle più sismiche in Italia. Ma non c'è nulla da drammatizzare in questo» disse Boschi «non siamo particolarmente allarmati per queste nuove scosse tra L'Aquila e Rieti, perché non devono assolutamente essere considerate come foriere di possibili scosse devastanti per il territorio».

La parola d'ordine allora come ora e non allarmare. Ma non allarmare non significa non fare nulla. A fine maggio 2010 l'allora sindaco di Montereale Lucia Pandolfi chiese la riunione della commissione Grandi Rischi per valutare la situazione. Non risulta che sia stata convocata anzi dalla Protezione civile non venne nascosto un certo fastidio per tale richiesta. In fondo a che serve la commissione Grandi Rischi. I terremoti, si sa, non si prevedono.

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