Monumento ai caduti così Molina Aterno racconta la sua storia

In regalo con il Centro la quinta cartolina d’epoca Scene di vita e sullo sfondo la parrocchia di San Nicola

MOLINA ATERNO. Quanta vita può esserci in un attimo. E quanta vita racconta l’attimo esatto in cui il sordo rumore di una vecchia macchina fotografica coglie una scena. La custodisce e poi la consegna a mani e volti. Spesso ignorati, talvolta mai conosciuti. Una foto di poco meno di un secolo fa racconta una Molina Aterno lontana. Storia di vita post, ma di nuovo pre-bellica. Paese in attesa tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. O forse momento di pausa di una giornata qualunque in un paese di poche centinaia di anime. Alle spalle il muro sbrecciato della chiesa patronale di San Nicola. Cinquecentesco edificio sacro, consacrato nel 1599. Il campanile a vela del 1631, sul fronte posteriore della chiesa ferma lo sguardo e impedisce la vista delle cime del Monte Sirente e delle vicine Gole di San Venanzio. C’è però l’ideale presenza del santo protettore, oltre alla poca ombra dei giovani alberi, a vigilare sulla piazza e la sua gente. Contadini e soldati, anziani e puerpere prolifiche. Qualcuno l’abito buono del giorno della festa. Qualcun altro la divisa un po’ Balilla e un po’ “fascista vero”, la posa ostentata. Fascisti orgogliosi o forse inconsapevoli. Come il saluto romano dal ragazzino sullo sfondo sfoggiato per l’occasione. Poco lontano lo sguardo della Vittoria stringe in mano l’alloro, simbolo di onore per il generale trionfatore: sul monumento ai caduti, omaggio a quegli eroi comuni che la vita l’hanno persa, talvolta nemmeno in battaglie o imprese straordinarie. “Molina Aterno ai suoi gloriosi figli che con fede ed amore caddero eroicamente per la grandezza d’Italia” recita l’iscrizione sul bianco del marmo. Precede nomi di generali e semplici soldati. Chissà se le donne col capo coperto o i soldati sdraiati sul prato avrebbero immaginato - in quella manciata di anni tra il terzo e quarto decennio del secolo scorso – che la storia d’Italia e di quel piccolo paese della Valle Subequana sarebbe stata ancora segnata sulla guerra e che quel bianco monumento alle loro spalle avrebbe portato, se non incisi materialmente sul marmo, almeno idealmente anche il dolore di altri caduti sul campo di altre battaglie. Questo scorcio del pagus della città di Superaequum, somiglia tanto alla Molina di oggi, solcata dalle acque del fiume Aterno. Nel mese di agosto dello scorso anno, nel corso di una solenne cerimonia, alla presenza del sindaco, Roberto Fasciani, è stato inaugurato e benedetto il restauro del Monumento ai caduti, in piazza San Nicola di Bari. In quella stessa piazza scelta per quella storica foto.

Annalisa Civitareale

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