Morì dopo fuga dal reparto Terzo no all’archiviazione

Il giudice ha di nuovo rigettato la decisione del pm di chiudere il caso Fissata per il 17 maggio un’udienza. Le parti lese: «Si faccia il processo»

L’AQUILA. Il caso giudiziario sulla morte di Arcangelo Colantoni, di Villetta Barrea, 49 anni, trovato senza vita dopo essere uscito di nascosto dall’ospedale aquilano per una crisi d’ansia, è uno dei casi giudiziari aquilani più controversi viste le diversità di vedute tra gip e Procura. Per la terza volta il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Romano Gargarella ha rigettato la richiesta di archiviazione del pm. Le parti lese, rappresentate dagli avvocati Aldo Di Ianni e Gaetana Di Ianni, ritengono che ci siano tutte le condizioni per un processo. Al momento si indaga contro ignoti. Un’inchiesta dalla storia tortuosa. Ci fu un rigetto da parte dell’ex gip Marco Billi dopo la prima richiesta di archiviazione, presentata dalla Procura della Repubblica sull’ ipotesi di reato di abbandono di persona incapace e ordine al pm di svolgere precise e dettagliate indagini. Seguì una seconda richiesta di archiviazione da parte della Procura con altra opposizione dei legali della famiglia di Colantoni e ulteriore rigetto della richiesta di archiviazione, da parte del gip Giuseppe Romano Gargarella e ulteriori indagini con acquisizione di perizia, a firma del dottor Ciro Montemitro; poi esame del perito e richiesta di archiviazione da parte della Procura, con immediata opposizione della difesa della persona offesa ancora accolta dal gip. «Nella perizia», dicono le parti lese, «sono state evidenziate le enormi contraddizioni, sotto il profilo strettamente medico, emerse durante l’esame del perito in udienza, tra le conclusioni a cui questo era pervenuto nella sua relazione e la patologia di cui il Colantoni era affetto prima e durante il ricovero in ospedale; patologia, peraltro, diagnosticata dai medici, ma che non era stata curata e che aveva portato il Colantoni al gesto che ne aveva determinato la morte».

Il giudice anche questa volta «ha ritenuto che, allo stato, la richiesta di archiviazione non appare accoglibile» e ha fissato udienza camerale nella quale potrebbe chiedere al pm di indicare gli indagati.

«È la terza richiesta di archiviazione che non viene accolta dal tribunale», commentano le parti lese. «A distanza di tre anni dalla morte del Colantoni, e nonostante le chiare fonti di prova raccolte indichino la necessità di andare a giudizio, ancora una volta ci si oppone al completo accertamento dei fatti, nel pieno confronto tra accusa e difesa, sì dà comprendere come una persona, affidata a un ospedale, abbia potuto compiere un gesto così estremo, nel totale abbandono di medici e paramedici, che erano tenuti alla sua cura e sorveglianza».

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