Morto il ciclista finito contro una mucca 

Innocenzi, 54 anni, era di Avezzano. Inchiesta della Procura. Gli amici dell’Az cycling team: «Era un punto di riferimento»

AVEZZANO. Nell’ambiente del ciclismo era “la ruspa”, instancabile sui pedali, dal cuore forte e generoso, che non conosceva ostacoli. Per questo i contorni della sua tragica fine appaiono beffardi a quanti lo hanno amato. Cesidio Innocenzi aveva 54 anni e ieri alle 15 è morto nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Era ricoverato da giovedì scorso, arrivato in condizioni gravissime dopo lo scontro con una mucca. Un animale che gli si è parato davanti all’improvviso, dopo una curva, mentre in sella alla sua mountain bike percorreva la strada tra Capistrello e Castellafiume. Lui stesso aveva raccontato la strana dinamica dell’incidente ai primi soccorritori, il parroco di Castellafiume e un giovane automobilista. Dell’animale, fuggito dopo l’impatto, non vi è traccia. I carabinieri stanno indagando per fare chiarezza sull’accaduto ma appare quanto mai improbabile riuscire a rintracciare il proprietario del bovino vagante. La Procura ha aperto l’inchiesta e nelle prossime ore dovrebbe disporre l’autopsia. Solo successivamente arriverà il nulla osta per i funerali, al momento bloccati.
Cesidio Innocenzi faceva l’idraulico e abitava nel rione dei Frati (Borgo Angizia) ad Avezzano. Sposato con Wilma Leonio, apprezzata e conosciuta insegnante di scuola, aveva una sfrenata passione per la bicicletta. Un biker tesserato con l’Az Cycling Team, società sportiva presieduta da Gianluca Colabianchi.
Ma Innocenzi era soprattutto un buono. Da tre anni, insieme alla moglie Wilma, ospitava bimbi bielorussi che arrivano in Italia attraverso l’associazione Puer. Il 6 giugno prossimo aspettava l’arrivo di Asya e fino all’ultimo istante della sua vita si è raccomandato con la moglie Wilma affinché l’accoglienza avvenisse nel migliore dei modi. «Mio marito era buono e simpatico», lo ricorda la donna, «mi ha lasciato questo testamento e lo onorerò».
Affranti dal dolore i componenti dell’Avezzano cycling team. «Cesidio era un biker della prima ora, quando non si sapeva ancora che cosa fosse la mountain bike, uno strano modo di fare ciclismo», lo ricorda Stefano Rossi Rossi, direttore sportivo della società, «fin da subito è stato protagonista delle competizioni, quando la bici era un goffo pezzo di ferro. Uomo di poche parole, ma di una tenerezza disarmante quando meno te lo aspettavi. Compagno di avventure e disavventure sportive e di vita. Punto di riferimento per il sempre più nutrito schieramento di biker anziani e di nuove leve, per cui metteva a disposizione la sua lunga esperienza. Analista attento e infallibile della condizione atletica dei suoi compagni di scorribande: il triangolo c’è, puoi fare una buona gara, diceva. Un grande amico, la cui mancanza sarà incolmabile».
Alla famiglia sono arrivate anche le condoglianze di Angela Salvatore, assessore allo Sport del Comune di Avezzano.
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