Muore una neonata, c'è l'inchiesta

La piccola deceduta 4 ore dopo il parto nell'ospedale di Sulmona

SULMONA. È morta quattro ore dopo essere venuta alla luce. I suoi genitori sono passati dalla gioia al dolore in pochi attimi. Ora chiedono giustizia. Una storia triste, forse di malasanità, sulla quale sta indagando la Procura di Sulmona. A chiedere di accertare le cause che hanno portato al decesso della neonata, avvenuto il 22 dicembre, è anche il Tribunale per i diritti del malato. Il ginecoloco dell'ospedale di Sulmona si difende: «Si è trattato di una fatalità».

Per il momento l'inchiesta è stata aperta contro ignoti. Non ci sono indagati, quindi. Si attende l'esito degli esami effettuati il giorno dopo il decesso. Si cercherà di capire se ci sono state negligenze da parte dei medici che hanno tenuto in cura la piccola nelle quattro ore che sono trascorse dalla nascita alla morte.

Dai primi riscontri sembrerebbe che la neonata sia deceduta in seguito agli effetti provocati dal liquido amniotioco che avrebbe ingerito durante il parto.

La donna si trovava al nono mese di gravidanza e il parto era previsto proprio in questi giorni.

Una gestazione all'apparenza senza problemi anche se la giovane mamma (ha soli 25 anni) è affetta da una lieve forma di diabete, come ha rivelato l'avvocato Catia Puglielli dell'area legale del Tribunale del malato. «La partoriente si è sentita male la mattina del 22 dicembre», spiega l'avvocato Puglielli, «ed è stata accompagnata dai suoi parenti in ospedale a Sulmona, sicura che era arrivato il momento del parto. Il travaglio è stato particolarmente difficoltoso, tanto che al momento della rottura delle acque il liquido presentava uno strano colore. Un particolare che a nostro avviso avrebbe dovuto insospettire i medici», aggiunge il legale del Tribunale per i diritti del malato di Sulmona, «probabilmente andava eseguito il cesareo proprio per non creare eccessivi traumi alla neonata».

Dopo dodici ore di travaglio la piccola è nata con parto naturale, ma cianotica e con il battito cardiaco debole, stando a quanto accertato nel corso dei primi esami. Immediato il trasferimento con l'ambulanza all'ospedale di Chieti, dove la diagnosi, sempre secondo il legale del Tribunale per i diritti del malato, è risultata particolarmente critica.

La bimba versava in gravi condizioni, con alcuni organi vitali compromessi e una grave emorragia.

«La gestante è entrata in ospedale in travaglio di parto», afferma il primario del reparto di ostetricia dell'ospedale di Sulmona, Paolo Santarelli, che aveva in cura la giovane donna, «la cardiotopografia non ha dato segni di sofferenza tanto che durante il travaglio la partoriente è stata sempre assistita dall'ostetrica e non è stato mai necessario l'intervento del medico. La bimba è nata viva tanto che abbiamo festeggiato insieme ai genitori. Poi è stata affidata al reparto di pediatria».

Ed è proprio nella divisione di neonatologia che un'ora dopo il parto, i medici si sono accorti che la bimba stava male, sempre stando a quanto riscontrato nelle fasi preliminari dell'indagine della Procura. Dopo averla visitata, i medici hanno deciso di trasferirla nell'ospedale di Chieti, più attrezzato ad affrontare gravi emergenze come quella che avevano di fronte. Un viaggio verso la speranza che si è rivelato inutile: due ore dall'arrivo il cuoricino della neonata si è fermato per sempre. Sarebbe stata la primogenita della giovane coppia, residente in un paese del circondario, che si è sposata soltanto un anno e mezzo fa. «Vogliamo delle risposte dalla Procura», conclude l'avvocato Puglielli, «e se dovessero essere accertate eventuali responsabilità chiederemo che venga fatta giustizia».

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