Negozi chiusi a difesa del tribunale

Ecco le iniziative decise dall’assemblea promossa dall’Ordine degli avvocati. Nuovo appello al ministro Orlando

SULMONA. Si riarma la battaglia in difesa del tribunale, condannato alla chiusura per settembre 2018: 22 mesi in cui si tenterà il tutto per tutto ripartendo da una manifestazione pubblica con serrata delle attività commerciali per qualche ora, un incontro col ministro alla Giustizia Andrea Orlando, un convegno sulla nuova geografia giudiziaria e la necessità di fare sistema tra istituzioni e cittadini. Queste le proposte formalizzate ieri nella lunga assemblea in aula 3, convocata dall’Ordine degli avvocati alla luce delle ultime dichiarazioni sui tribunali minori. Quello sulmonese, assieme a quelli di Avezzano, Lanciano e Vasto, è finito sotto la scure della riforma giudiziaria avviata dal governo Monti per un «risparmio di costi». Tesi da sempre negata dagli addetti ai lavori e dalle istituzioni locali, che ieri si sono ritrovate a parlare del destino di Palazzo Capograssi, come fosse la prima volta.

Dopo più di due ore di interventi e appelli più o meno accorati, è stato il presidente dell’Ordine forense a fare la sintesi. «Il governo regionale deve esprimersi sui tribunali da salvare», ha detto Gabriele Tedeschi. «Lo deve fare subito e in maniera definitiva». Se l’unità di intenti sulle carte in regola di Palazzo Capograssi ha fatto da collante ai vari interventi, non sono mancate critiche all’assenza della Regione e in particolare del presidente Luciano D’Alfonso e dell’assessore sulmonese, nonché avvocato, Andrea Gerosolimo. «La volontà è del governo e ora non ci sono i tempi per ulteriori disegni di legge», è intervenuta la senatrice Paola Pelino. «Io ho già presentato un emendamento per il Milleproroghe. Occorre mettere in piedi una mobilitazione forte del territorio con serrata di due ore delle varie attività, con la Regione che dev’essere presente». Ancora una volta è toccato al sindaco Annamaria Casini difendere la giunta regionale. «L’assessore Gerosolimo ha fatto inserire nel Fers il progetto Capograssi sull’informatizzazione della giustizia», ha detto. «Credevamo che lavorare con una certa discrezione fosse meglio. Invito tutti a fare sistema». Ma l’invito è stato subito superato dall’intervento di Elisabetta Bianchi, avvocato e consigliere comunale di minoranza. «In Comune sono state convocate d’urgenza due commissioni consiliari e io ho chiesto in apertura di seduta che si rinviasse di qualche ora per consentire a tutti di essere presenti qui», ha raccontato. «Ebbene, la sospensione mi è stata negata e credo che la cosa sia la misura di quanto conta il tribunale per le istituzioni locali». Ha rimesso al centro i disagi conseguenti alla chiusura Ivana Giardino, dipendente del palazzo di giustizia e sindacalista della Fp-Cgil. «Fare chilometri per richiedere un semplice documento sarà un problema per tutti noi», ha detto. «La società è profondamente cambiata e i tribunali si devono adeguare», è intervenuto il presidente del tribunale Giorgio Di Benedetto. «Va salvato il principio della ragionevole accessibilità alla sede giudiziaria, ci sono le responsabilità politiche che devono far notare queste ingiustizie, come quelle delle spese triplicate per un cittadino di Ateleta che dovrebbe recarsi all’Aquila. Bisogna mettersi dal punto di vista dell’utenza e battersi sulle distanze. Va salvato un modello di tribunale, come quello che noi abbiamo attuato col triplo schermo, unico caso in Italia, e col processo telematico. Ora siamo senza turn over sugli amministrativi, col governo fuori legge». Il sindaco di Castel di Sangro Angelo Caruso ha rigettato la definizione di tribunale minore, perché è una «logica senza senso che porta al massacro delle zone interne». È finito il tempo della mediazione anche per il sindaco di Pratola e presidente della Provincia Antonio De Crescentiis. Infine, nella sua appassionata e applaudita arringa, l’avvocato Lando Sciuba ha sottolineato le assenze della Regione e dei colleghi.

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