Nel cantiere più grande d’Europa lavorano poche imprese locali

La denuncia è dell’associazione costruttori: il 60 per cento delle ditte arriva da fuori provincia Il presidente Barattelli agli enti: bisogna lavorare insieme per un vero rilancio economico

L'AQUILA. Nel cantiere più grande d’Europa lavorano ancora poche imprese locali. Il 60 per cento delle ditte edili arriva da fuori provincia, mentre decine e decine di aziende aquilane stanno dismettendo l’attività per mancanza di commesse. A dirlo sono i numeri, illustrati ieri, con dovizia di particolari dal presidente dell’Ance della provincia dell’Aquila Ettore Barattelli, dal presidente della Cassa edile Paolo Salciccia, dal presidente dell’Ese-Cpt Gianni Cirillo e dal presidente Edilconfidi Adolfo Cicchetti. Un bilancio di fine anno, arricchito da un parterre variegatissimo (presenti tutti i rappresentanti istituzionali e delle associazioni datoriali), che si è tradotto in «un richiamo alla coesione, per fare del modello L’Aquila un vero esempio innovativo di ricostruzione post-sisma da esportare».

I NUMERI. Sono 1.436 le imprese iscritte alla Cassa edile della provincia dell’Aquila, di cui oltre l’80 per cento con un massimo di cinque dipendenti. Di queste, 875 hanno sede legale sul territorio, mentre ben 561 fuori provincia. E ancora: dei 9.700 operai impegnati nei cantieri del cratere aquilano, solo 4.400 risiedono in loco, mentre 5.300 arrivano da altre zone. Ancora alta la fetta di lavoratori stranieri, 2.500 contro i tremila dello scorso anno: il 25 per cento del totale.

BILANCIO ANCE. «Cifre che impongono una riflessione», questo il commento del presidente Barattelli che ha sottolineato, nel suo intervento, come «l’Ance della provincia dell’Aquila sia al sedicesimo posto nel panorama nazionale dei costruttori. Da sola, come massa salariale e numero di imprese operanti, conta come l’intera regione Umbria o le Marche. Nei prossimi anni, la nostra associazione potrà essere protagonista e soggetto attivo economico per incentivare la crescita del territorio».

SPAZIO A DITTE LOCALI. Ancora troppe imprese arrivano da fuori. E fanno man bassa di cantieri. Barattelli ha rimarcato «la necessità di avviare meccanismi che consentano di accompagnare l’inserimento delle imprese edili aquilane, a pieno titolo, nella ricostruzione post-sisma, che durerà ancora a lungo. Penso ad esempio», ha detto il presidente dell’Ance, «all’introduzione di un sistema che adegui le certificazioni richieste alle ditte che presentano le offerte per gli aggregati, al reale valore dell’importo dei lavori. E questo, soprattutto nei centri minori».

GENIO CIVILE. Un cavallo di battaglia dell’Ance è quello della contribuzione delle imprese, concordata con la Regione attraverso un emendamento, per incrementare il personale in servizio al Genio civile. «Le ditte stanno già versando il contributo, che oscilla tra i 250 e i 500 euro», dice Barattelli. «Ci auguriamo che il meccanismo si sblocchi e le pratiche possano andare avanti velocemente».

INVITO ALLA COESIONE. La conferenza stampa di fine anno dell’Ance si è trasformata in un incontro allargato per impostare un nuovo progetto strategico. Barattelli lo ha detto a chiare note: «L’invito ai rappresentanti delle istituzioni e al mondo economico nasce dall’esigenza di lavorare, congiuntamente, a un programma di rilancio in cui dev’essere parte attiva il Comune dell’Aquila, che invito alla massima collaborazione, in quanto ho rilevato un atteggiamento quasi coercitivo nei confronti delle imprese che lavorano alla ricostruzione». Gli altri enti chiamati in causa «come attori principali dell’esportazione e del perfezionamento del modello L’Aquila» sono la stessa Ance, l’Università, la Regione, gli Ordini professionali e le associazioni di categoria.

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