New town, settimo Natale tra problemi e solitudine

Progetto Case che cade a pezzi e anziani soli: ecco le feste “provvisorie” degli aquilani. E spunta l’ordinanza che punisce per “procurato allarme”

L’AQUILA. Cari cittadini dei quartieri del Progetto Case e dei villaggi Map, se si rompe un ascensore della piastra in cui vivete, ma non siete rimasti intrappolati dentro; se ci sono infiltrazioni d’acqua nella struttura o nel vostro appartamento, ma non state affogando e nulla lascia intendere che un balcone stia crollando; e se vi siete svegliati senz’acqua calda, ma non avete verificato che tutti gli inquilini della vostra piastra abbiano lo stesso problema, ebbene, prima di segnalare tali situazioni alla ditta che si occupa della manutenzione (la Guerrato), pensateci bene.

A rendere un po’ più amaro il Natale dei circa 12mila residenti dei quartieri post-sisma (tra Case e Map) è un nuovo avviso del Comune dell’Aquila emanato dai dirigenti del settore ricostruzione pubblica lo scorso 3 novembre. Tra infiltrazioni di umidità, pozze d’acqua, ascensori rotti, lampade al neon che si staccano e restano penzolanti sulle auto parcheggiate (e sulle teste delle persone), questo è il settimo anno dopo il sisma trascorso nei quartieri provvisori. Molti inquilini sono anziani soli che autonomamente non possono nemmeno fare la spesa. Come la donna di 88 anni residente nel villaggio di Civita di Bagno dove vivono decine di pensionati. «Ci sentiamo imprigionati», dice l’anziana. «Qui avvengono molti furti e io che sono sola ho paura». Per fortuna che due volte a settimana nel villaggio di Civita di Bagno passano il fruttivendolo, il fornaio, il produttore di formaggi e il venditore di saponi e oggetti per la casa: per la donna il piccolo negozio di alimentari alle porte della frazione è troppo lontano.

Nel popoloso quartiere post-sisma di Sant’Antonio, intanto, se un ascensore si blocca, si preferisce ormai non segnalarlo per non rischiare multe «per procurato allarme». «Eventuali chiamate di emergenza devono riguardare esclusivamente richieste attinenti black-out elettrici dell’intera piastra, assenza di riscaldamento che riguardi più appartamenti, allagamenti (reali!!) o fuoriuscita di liquami nelle parti comuni, impianti ascensori fermi con presenza di persone all’interno ovvero situazioni di imminente e concreto pericolo per l’incolumità», recita il monito appeso alle pareti.

«Sono toni intimidatori», denunciano gli inquilini, mostrando intanto l’ascensore bloccato da 10 giorni in via Fulvio Muzi, civico 7, a Sant’Antonio. «A essere penalizzati sono soprattutto gli anziani», commentano gli inquilini. «Molti sono disabili e altri non possono scendere le scale. Sono da giorni bloccati in casa». Poco più in là, in via Mario Cavalieri, piastra 3, civico 6, spuntano, invece, chiazze di umidità nel soffitto del vano delle scale che portano all’autorimessa e che «diventano sempre più grandi e non spariscono nemmeno in giornate di sole». «Non sappiamo come comportarci», aggiungono, «perché l’avviso dice che “eventuali richieste di intervento non riscontrate come urgenti all’atto della verifica, verranno addebitate sulla prima bolletta del richiedente” per un importo di 55 euro». C’è da giurarci che dal 3 novembre le telefonate per segnalare criticità nelle new town si siano drasticamente ridotte. (m.g.)

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