Niente sangue, stop agli interventi

Fermo per un guasto il sistema informatico del Centro trasfusionale.

AVEZZANO. Un guasto al Centro trasfusionale di Avezzano e Sulmona ha interrotto l’attività chirurgica programmata di ospedali e cliniche su tutto il territorio. Le scorte di sangue stanno per esaurirsi e si teme anche per le urgenze. Ai chirurghi di tutto il territorio è infatti arrivata una comunicazione che invita a non utilizzare il plasma per gli interventi di routine, rinviandoli in attesa della riparazione del guasto.
A rischio anche il database con le informazioni relative a donatori e pazienti.

IL GUASTO.
Tutto si è fermato l’8 gennaio. Il sistema gestionale del Centro trasfusionale di Avezzano e quello di Sulmona si è bloccato. I computer utilizzati per l’acquisizione dei dati e necessari per la tracciabilità del sangue sono andati in tilt. Il primario del Centro trasfusionale dell’ospedale di Avezzano, Benedetto Del Gusto, ha immediatamente segnalato il problema ai tecnici e alla Asl. «Ci hanno riferito che il sistema in crisi poteva essere riparato in pochi minuti», ha affermato, «ci hanno parlato di un’ora. Alla fine, però, ci siamo resi conto che la soluzione avrebbe richiesto più tempo. La situazione, però, è divenuta drammatica dopo qualche giorno e oggi (martedì, ovvero ieri) è ancora tutto bloccato».

I RITARDI. Alla base della mancata riparazione del sistema informatico ci sarebbe l’assenza di coordinamento tra l’azienda che gestisce software e programmi che fanno funzionare le apparecchiature, e quella che si occupa degli hardware, cioè dell’attrezzatura informatica. Nonostante le sollecitazioni da parte del primario, a dodici giorni dal blackout il guasto non è stato ancora riparato.

IL REPARTO. Il lavoro del Centro trasfusionale consiste nel prelevare il sangue ai donatori e produrre emocomponenti, analizzandoli affinché sia messo a disposizione dei pazienti un prodotto sicuro. Successivamente viene distribuito a chi ne fa richiesta (chirurghi e pazienti). I Centri di Avezzano e Sulmona forniscono il sangue a tutte le cliniche private e agli ospedali pubblici del territorio. In sostanza, si è bloccata tutta l’attività chirurgica programmata della Marsica, compresa quella delle cliniche private.

Il Centro trasfusionale dell’Aquila, comunque in difficoltà a causa della carenza strutturale dovuta al terremoto, fornisce invece le strutture sanitarie dell’aquilano. La loro attività è regolata dalla legge 219 del 2005 che prevede una lavorazione molto complessa che va dalla selezione del donatore fino alla donazione. «C’è un processo di emovigilanza che per legge deve essere fatto tramite la tracciabilità», ha sottolineato il primario Benedetto Del Gusto, «e registrata attraverso un processo gestionale informatico. Nel nostro lavoro l’errore non è ammesso».

LE SCORTE. «Mi sono reso conto che se avremmo utilizzato il sangue per gli interventi di routine e programmati, in tre giorni sarebbero finite», ha spiegato il primario, che ha inviato una comunicazione a tutti i chirurghi del territorio invitandoli a utilizzare le scorte solo per le urgenze. Ora la catalogazione delle fasi di emovigilanza viene svolta con carta e penna, «come avveniva trent’anni fa», ha affermato Del Gusto «e in un certo senso stiamo lavorando fuorilegge. Nonostante tutto ciò, la questione non è stata risolta». Il problema è anche dell’impossibilità di eseguire analisi per Hiv ed epatite C.

DATI SENSIBILI. Il guasto ha causato anche il danneggiamento degli hard disk, e c’è il rischio di perdita di informazioni «sensibili» relative a donatori e pazienti. Con molta probabilità sarà necessario ripristinare i file danneggiati, ristabilendo la corrispondenza interrotta.