«Non vogliamo lasciare Arischia»

Progetto Case sequestrato, gli inquilini non vogliono essere trasferiti. Il Comune: rischioso restare

L’AQUILA. «Lasciateci stare qui, non vogliamo lasciare Arischia». È la richiesta accorata che lancia al Comune un gruppo di cittadini di una delle frazioni più complesse da gestire nel post-sisma, per la lontananza dalla città e per la numerosità delle persone anziane residenti. Al centro di quello che sta diventando un tira e molla tra il Comune e i residenti del progetto Case, c’è il sequestro di decine di appartamenti per difetti di costruzione, rientranti nei 124 che devono essere svuotati tra Sassa, Cese di Preturo e, appunto, Arischia, perché con balconi a rischio crollo. Non è soltanto un discorso di infiltrazioni d’acqua nei balconi: «A essere compromessa è la struttura intera degli alloggi», sottolinea l’assessore all’Assistenza alla popolazione, Fabio Pelini. Un’ordinanza di inizio novembre del sindaco Massimo Cialente stabilisce lo sgombero delle palazzine (dai controlli fatti a campione sono emersi nella maggior parte dei casi problemi e fragilità strutturali, quindi il rischio di crolli è reale), e la sistemazione dei residenti in alloggi sicuri. Per quelli di Arischia il Comune ha stabilito, proprio perché si tratta di abitanti del posto e spesso anziani e disabili, che il trasferimento sarebbe avvenuto tra il progetto Case e il poco distante villaggio Map. Entro le prossime settimane i trasferimenti si dovranno concludere. Ma i residenti contestano la pericolosità degli alloggi e in una lettera scrivono: «Non vogliamo subire un trasferimento immotivato, perché siamo legati alla comunità di Arischia», scrive Ennio Capannolo, che scrive a nome di un gruppo di residenti. Gli arischiesi avanzano una proposta: «Scegliere di concentrare gli assegnatari in un’unica piastra, per evitare i disagi dei trasferimenti». Arriva a stretto giro il «no» del Comune: «Quegli alloggi sono pericolosi», commenta Pelini, «non possiamo aspettare che ci scappi il morto».

Marianna Gianforte

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