Novemila sfollati negli hotel

Da luglio stop ai contributi, ma non ci sono alloggi.

L’AQUILA. Ancora novemila persone sistemate negli alberghi, con un costo giornaliero che supera i 500 mila euro. Una «voce», quella relativa all’accoglienza degli sfollati negli hotel, per la quale sono stati finora impegnati ben oltre 200 milioni di euro. Il Comune ha ribadito che l’assistenza gratuita per chi ha case B e C cesserà, rispettivamente, a giugno e a luglio. Intanto, i comitati rilanciano le accuse.

I COMITATI. «La responsabilità della situazione è di chi ha scelto questo modello di gestione dell’emergenza che noi abbiamo fin dall’inizio contestato, anche perché costosissima» afferma Mattia Lolli del comitato cittadino «3e32». «È scandaloso, a distanza di oltre nove mesi dal terremoto, non essere riusciti a riportare tutta la nostra gente all’Aquila. La ricostruzione non è ancora partita perché la gente è stata portata via dalla città e tutto questo assistenzialismo non ha prodotto alcun bene».

ORDINANZE CONFUSE. «Sul fronte delle ristrutturazione delle case B e C», continua Lolli, «la colpa dei ritardi nell’avvio dei lavori va attribuita alle ordinanze, tante e confuse, che non hanno facilitato il percorso. Si è voluto puntare tutto sul progetto Case e il risultato è stato fallimentare visto che attualmente abbiamo ancora novemila persone negli alberghi (in particolare sulla costa) e altre 1.250 sistemate nelle caserme. Per non parlare delle persone che restanno senza un alloggio considerato che, secondo i dati forniti dal Comune, non ci sono case per 800 nuclei familiari composti da 2 persone e per 1.200 single. E poi, una ricostruzione senza i cittadini non si è mai vista. Noi, già all’indomani del sisma, avevamo proposto soluzioni abitative temporanee immediatamente adottabili.

Alloggi removibili in attesa delle ristrutturazioni. Invece, è stata scelta la strada sbagliata e certamente più costosa. Ora chi ha deciso ciò deve assumersi la responsabilità di tali scelte. Entro fine giugno chi ha le case B dovrà lasciare gli alberghi? Se ci avessero ascoltati oggi non saremmo qui a discutere di questo problema. La gente andava coinvolta nelle scelte e non spedita al mare».

I CONTROLLI. Per Enza Blundo, del comitato «cittadini per i cittadini», «non si può fare di tutta l’erba un fascio. Spronare la gente a ristrutturare le case è giustissimo, ma c’è chi non è riuscito ancora ad avviare i lavori e non per sua responsabilità. Le ordinanze emanate nei mesi scorsi non hanno facilitato le cose e c’è chi ha delle case B per le quali sono necessari lavori che prenderanno molto tempo. Diversa è la posizione di chi, pur avendo una casa facilmente recuperabile, non sembra aver fretta di avviare i lavori. Occorreranno dei controlli, ma chiediamo che gli aiuti siano congrui ai bisogni dei cittadini e che ogni caso venga valutato singolarmente per non incorrere in errori che potrebbero creare altri danni».

LA PROTESTA. I comitati torneranno oggi a chiedere alla Protezione civile - e lo faranno nel corso di un’assemblea cittadina che si terrà 15.30 all’auditoriun della Carispaq - la pubblicazione di tutte le spese e degli appalti gestiti durante l’emergenza terremoto.

IL COMUNE. Intanto, con l’uscita di scena della Protezion civile, sarà il Comune dell’Aquila ad occuparsi dell’assistenza alla popolazione e delle politiche abitative. La decisione è scaturita nel corso di una riunione che si è tenuta l’altro giorno alla scuola della Finanza e che ha visto la partecipazione di Guido Bertolaso, del prefetto Franco Gabrielli, del presidente della Regione, nonchè commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi e del sindaco dell’Aquila e vice commissario Massimo Cialente. Finora tutto ciò che ha riguardato la realizzazione e l’assegnazione dei circa 5.500 alloggi del progetto Case e dei Map, è stato gestito dalla Protezione civile. Con il passaggio delle consegne, e in virtù di questa ridistribuzione di ruoli e competenze della nuova Dicomac (formata dagli enti locali), questa materia verrà gestita dal Comune dall’Aquila.

A tal proposito è già stata avviata dall’Ente un’azione di monitoraggio per avere i numeri della domanda abitativa inevasa e dell’offerta. Una sorta di censimento con l’obiettivo di far rientrare all’Aquila, nel giro di un paio di mesi, tutte le persone ancora fuori città. Il tutto predisponendo anche una serie di controlli sull’apertura dei cantieri relativi alle case B e C e sul completamento dei lavori entro sei mesi dal rilascio del contributo definitivo.

ATTIVITA’ PRODUTTIVE. Assistenza alla popolazione, ma anche ripresa delle attività produttive. È quanto chiede il direttore della Cna, Agostino Del Re, secondo cui «nella ricostruzione del centro storico aquilano occorrerà tener conto anche dell’orientamento degli oltre 1.800 titolari di attività produttive che dal 6 aprile scorso hanno dovuto interrompere forzatamente il loro lavoro. Nei diversi modelli prospettati nel dibattito delle ultime settimane (maxi comparti affidati a general contractor, oppure consorzi con la partecipazione attiva dei piccoli proprietari) non è certo indifferente ascoltare l’opinione dei titolari di tante attività artigianali, commerciali, professionali, tecniche, che il sisma ha spazzato via. Solo un sano protagonismo delle diverse forze della città coinvolte» afferma Del Re «può creare le condizioni per avere un modello di ricostruzione partecipato, condiviso e rapido».

Il direttore della Cna aquilana ricorda «come lo stesso primo cittadino nei giorni scorsi abbia rilanciato l’idea di in centro storico ricostruito evitando la logica dei maxi appalti. Il sindaco Cialente deve ora passare alla fase operativa. E deve farlo coinvolgendo direttamente i diversi protagonisti presenti sul territorio: piccoli proprietari, imprese edili, titolari delle attività un tempo presenti nella zona rossa. In questo modo, crediamo possa essere prospettato un modello per la rinascita, dal basso, della città».
Il direttore della Cna ricorda infine che, nella sede dell’associazione (centro direzionale Strinella 88), «è operativo e a disposizione di imprese e cittadini l’ufficio di Affidabità, il marchio di qualità voluto da Cna Costruzioni a garanzia di un progetto di ricostruzione a regola d’arte».