Nuova idea di città, tante domande senza risposta

Idee e progetti sono ancora tutti da definire. Oltre i soldi ecco le questioni aperte

L'AQUILA. Il sasso nello stagno lo aveva lanciato qualche giorno fa sul Centro il professor Alessandro Clementi, storico e fra i protagonisti negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso della pianificazione urbanistica (stravolta poi negli ultimi venti anni per la pressione di varie lobby). Clementi faceva un semplice ma efficace ragionamento che era anche una dura critica: «Supponiamo che per un miracolo proveniente dai corpi mistici dei capi, il sindaco Cialente si trovi in cassa quanto necessario dal punto di vista economico-finanziario per ricostruire tutto. Da dove si comincerebbe? E per cominciare naturalmente bisognerebbe aver chiaro che cosa fare. 15 mesi sono passati invano, un invano che si sostanzia nella mancanza assoluta di idee e proposte».

In maniera diversa la questione la ripropone in uno scritto che appare sul sito il capoluogo.it uno degli animatori dei comitati cittadini Antonio Di Giandomenico che a un certo punto sottolinea: «Non dobbiamo dimenticare che sono scaduti i tempi per un grande progetto per la ricostruzione sostenibile della nostra città, a cominciare dal centro dell'Aquila e dei centri minori (per dimensione, non per importanza). Volutamente tralascio i temi legati alla ricomposizione della nostra comunità, dispersa in mille collocazioni, più o meno adeguate, e che ha necessità di ritrovare serenità e nuovi valori identitari per ridefinirsi una nuova città».

Due spunti (ma se ne potrebbero trovare altri) che riportano la riflessione a su quale idea di città si sta lavorando al di là delle questioni più attuali: tasse e finanziamenti.

Sarebbe facile rispondere che senza soldi c'è poco da lavorare e progettare. Poco tempo fa il Centro pose una domanda al sindaco Massimo Cialente, più o meno la stessa di Clementi: se domattina arrivassero i miliardi che servono, saremmo pronti a ricostruire? Cialente rispose che sì, la città è pronta e l'individuazione di sei aree del centro storico da «rifare» subito (una è Santa Maria di Farfa) ne è la dimostrazione.

Ma al commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi e al suo vice Cialente è il caso di porre qualche altro quesito.

Il primo: qual è l'ufficio comunale che ha un quadro complessivo - e magari innovativo - di come ricostruire la città al di là dell'ordinario.

Il secondo: la struttura guidata dall'architetto Fontana sta disegnando la nuova città? E se sì in base a quale idea di fondo? O sta solo facendo da raccoglitore delle varie proposte (quasi tutte di privati) da sistemare alla meglio?

Il terzo: nei primi mesi si era parlato di coinvolgere grandi urbanisti (di nomi ne erano girati molti, il più ricorrente quello di Renzo Piano) non per rifare le singole case ma per avere una bussola per evitare che alla fine (fra qualche decennio) chi ci sarà possa ritrovarsi una città più caotica di prima. Dove sono quegli urbanisti?

Il quarto:Il sindaco parla spesso del piano strategico sul quale ci si sta «azzuffando» già da prima del terremoto. Dove è quel piano strategico, quali sono le idee che propone, se ne può parlare pubblicamente?

Il professor Clementi suggeriva anche di: 1) Rilevare quanto sopravvive e quanto è da abbattere. 2) Paragonare le vecchie idee di piano con i risultati di questa rilevazione. 3) Rifare, ove necessario, un piano regolatore e un piano strategico di sviluppo. 4) Considerare l'eventualità di parlare della città in termini di area metropolitana con possibili riprese del sempre valido concetto di «comitatus». Questa della città territorio sta diventando quella che è sempre stata: una bella favola che nessuno vuole raccontare. Molti sindaci dei Comuni del circondario dell'Aquila lamentano di non avere praticamente rapporti istituzionali con il Comune dell'Aquila. Mai una occasione per discutere, confrontarsi, magari anche dividersi.

Fra il centro storico e le frazioni rispuntano qua e là occhiatacce e sospetti. Se si leggono le cronache degli ultimi mesi viene fuori che ogni paese (inteso come frazione) sta facendo da sé coinvolgendo professionisti e università. E il ruolo guida del Comune dell'Aquila? E la struttura tecnica di missione? Ufficialmente ascoltano e prendono atto. E per favore non si dica che è tutto scritto nelle «famose» linee guida: quello, per noi «poveracci», è uno dei documenti più illegibili della storia dell'umanità.

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