Ok del ministero al decreto ospedali: bagarre in aula

Il piano è stato validato mentre se ne discuteva in consiglio Cialente annuncia: «Un ospedale di comunità all’ex Onpi»

L’AQUILA. Chi cede cosa. È solo risolvendo questo interrogativo, a quanto pare, che si gioca la possibilità di attivare un hub di secondo livello tra gli ospedali dell’Aquila e Teramo. È racchiuso qui il senso di una lunga giornata di discussione in consiglio comunale su quello che sarà il futuro della sanità abruzzese nei prossimi anni, seduta abbandonata dalle opposizioni quando è giunta la notizia che il contestato decreto del commissario-presidente Luciano D’Alfonso era stato appena validato dal ministero. Per l’attivazione del secondo hub previsto in regione, dunque, bisognerebbe che si verificasse una circostanza abbastanza improbabile anche in Trentino, figuriamoci nella terra dei campanili. Sarà L’Aquila che cederà Neurochirurgia, affinché Teramo possa avere il super ospedale, oppure, sarà Teramo a “donare” all’Aquila la Cardiochirurgia, in maniera da consentire così l’attivazione dell’hub nel capoluogo di regione? In aula, oltre al sindaco Massimo Cialente, reduce da un malore che comunque non gli ha impedito di prendere parte alla seduta, anche le senatrici Enza Blundo e Stefania Pezzopane, l’assessore regionale alla Sanità Silvio Paolucci, e il consigliere Pd Pierpaolo Pietrucci. Tra il pubblico anche il manager dell’Asl Rinaldo Tordera. L’ospedale dell’Aquila, ha sottolineato l’assessore Paolucci, può contare su una serie di “discipline” complesse, alcune delle quali presenti anche a Pescara. L’esclusiva, rispetto alla città adriatica, L’Aquila l’avrà per quanto riguarda Nefrologia abilitata al trapianto, chirurgia maxillo-facciale, Neuroradiologia e per il centro regionale di tipizzazione tissutale. Malattie infettive, Reumatologia, Neurochirurgia e Terapia intensiva neonatale sono anche a Pescara, mentre la breast unit è presente anche a Ortona. Verso le 19,30, quando mancavano soltanto gli interventi di Cialente e Paolucci a concludere la giornata, si è sparsa in aula la notizia della conversione del decreto. Giorgio De Matteis ha ripreso la parola, prima di abbandonare i banchi con tutta l’opposizione: «È la seconda volta che la Regione viene a prenderci per i fondelli», ha detto. «La prima volta è stato col Masterplan. Siamo stati 4 ore a discutere di una cosa che è stata già approvata e che non è possibile modificare». A questo punto il presidente Carlo Benedetti ha sospeso il consiglio, poi ripreso. Cialente ha parlato della sua idea di sanità, sostenendo che oggi sono cambiate molto le dinamiche che una volta regolavano il rapporto tra cittadini e strutture sanitarie. «Prima c’era solo l’ospedale», ha detto, «ora il mondo è cambiato e la prima domanda di salute è quella che parte dalla prevenzione». Poi ha lanciato l’idea di un ospedale di comunità, con 15-20 posti letto, da realizzare all’interno dell’ex Onpi, dove ricoverare quei pazienti non acuti che non possono essere curati in ospedale, per motivi di budget, né a casa. «Non so se negli intenti di qualcuno», ha commentato Paolucci, «ci fosse l’intenzione premeditata di mettere in campo una sceneggiata. Di solito», ha aggiunto guardando i banchi vuoti dell’opposizione, «a domanda si attende risposta. Ne prendo atto». Poi ha spiegato che per chiudere la fase commissariale la Regione ha dovuto presentare un piano di riqualificazione, «che è cosa ben diversa rispetto alla riorganizzazione della rete ospedaliera». La senatrice Blundo si è detta invece «sconcertata. Nel precedente consiglio avevamo raggiunto, mi sembra, una posizione di chiara evidenza secondo la quale la sanità aveva bisogno di due ospedali di secondo livello. L’Abruzzo, oltretutto, è commissariato, e trovo inopportuno predisporre un piano strategico di tale livello visto che non coincide con le aspettative degli utenti».

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