Operai abruzzesi al servizio dello zar

L’epopea di 82 manovali dell’Aquilano nella costruzione della Transiberiana

CELANO. Il sudore dell’Abruzzo ha scritto una pagina di storia nel cuore gelido della Russia zarista. La Transiberiana, la ferrovia più lunga al mondo, è diventata realtà anche grazie all’abilità e alla resistenza di 412 lavoratori italiani. Di questi, ben 82 erano abruzzesi, della provincia dell’Aquila: 38 di Rocca di Mezzo, 10 di Celano, 14 di Ovindoli, 8 di Poggio Picenze, 2 di San Demetrio, 2 di Terranera e uno ciascuno dell’Aquila, Fagnano Alto, Barisciano, Rocca di Cambio, Fontecchio, Capestrano e Carapelle Calvisio.
Tutto grazie a un intraprendente imprenditore di Rocca di Mezzo, Domenico Di Paola, di appena 26 anni, che ottenne i lavori per realizzare un tratto di ferrovia nei dintorni del lago Baikàl, in Siberia.

Sarebbe poi diventato commendatore e sindaco di Rocca di Mezzo e scelse i propri operai tra i conterranei, persone di cui si fidava, dalle grandi qualità manuali e resistenti al freddo, come solo i montanari. Erano minatori, cottimisti, operai, scalpellini, artigiani. Una storia di eroi semplici, disposti ad affrontare un viaggio di 15 giorni per arrivare sul posto di lavoro. Una storia sconosciuta ai più e venuta alla luce grazie a un volume di Salvatore Minocchi, sacerdote, storico e tra i maggiori esponenti del Modernismo, vissuto tra il 1869 e il 1943 che ha riunito nel volume «Gli italiani in Russia e in Siberia, lettere e documenti» gli articoli da lui pubblicati tra il 1903 e il 1904 sul Giornale d’Italia.
Tra Minocchi e Di Paola si instaurò un profonda amicizia. Il libro è finito nelle mani di Giuseppe Tagliente, ex presidente del consiglio regionale, ex sindaco di Vasto, e oggi impegnato nel campo dell’editoria, che lo ha ripubblicato (casa editrice L’Elitropia di Q).

«Mi ha chiamato Peppino Tagliente», dice Gianvincenzo Sforza di Celano, membro della Deputazione di storia patria, «e mi ha informato di un pezzo di storia che che coinvolgeva i celanesi nella costruzione della ferrovia più lunga del mondo che era praticamente sconosciuto. Ho informato anche il senatore Filippo Piccone che mi ha garantito il suo appoggio e mi sono messo alla ricerca degli eredi insieme all’ufficio anagrafe del Comune, diretto dal dottor Loreto Guerra. Ne abbiamo rintracciato parecchi: naturalmente si tratta di persone anziane, nipoti e pronipoti di questi pionieri dell’edilizia. Ebbene, erano all’oscuro di tutto. Qualcuno, poi, pian piano ha ricordato e sono spuntate alcune foto di Vittoriano Lucarelli, nato a Celano nel 1856. La nipote, Maria Domenica Vicaretti, 75 anni, che vive ad Aielli ha ritrovato alcuni dagherrotipi (foto realizzate su piastre d’argento e sali minerali ndr) che mostrano suo nonno in mezzo alla neve della Siberia».

Sono state trovate anche le foto di Luigi Di Tommaso (1851-1927) che partì insieme al figlio Giacomo, di appena 16 anni. Essendo piccolo di corporatura era perfetto per inserire le mine nei fori praticati per avanzare tra le montagne. Il ragazzo, insieme ad altri, alla fine dei lavori, nel 1916, non tornò a casa, ma attraversò lo stretto di Bering, approdò in Alaska e finì a lavorare in Sud-America. Morì durante la costruzione di un ponte su un fiume argentino.

Il libro sarà presentato mercoledì 2 giugno alle 17 all’auditorium di Celano. Sono già stati coinvolti i sindaci Piccone, Emilio Nusca (Rocca di Mezzo) e Pino Angelosante (Ovindoli). Sono stati invitati l’ambasciatore russo a Roma e l’addetto culturale dell’ambasciata. È prevista la presenza di Tagliente e dell’attuale presidente del consiglio regionale, Nazario Pagano. Sarà allestita per l’occasione una mostra con i documenti e le foto riguardanti i lavoratori abruzzesi in Russia. Un filmato sarà realizzato in collaborazione con Sergio Cotturone. Verrà consegnato un attestato agli eredi di quanti hanno lavorato alla Transiberiana. Relatori, tra gli altri, l’avvocato Agostino Di Renzo e Gianvincenzo Sforza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA