incarico per il progetto esecutivo 

Ortucchio, dopo 10 anni  il restauro del santuario 

ORTUCCHIO. Il santuario della Madonna del Pozzo, per secoli orgoglio della comunità di Ortucchio, chiuso da 10 anni, potrà tornare al suo antico splendore. Approvando il progetto preliminare, il Cipe...

ORTUCCHIO. Il santuario della Madonna del Pozzo, per secoli orgoglio della comunità di Ortucchio, chiuso da 10 anni, potrà tornare al suo antico splendore. Approvando il progetto preliminare, il Cipe ha inserito il santuario tra gli edifici di culto, danneggiati dal sisma del 2009 e 2016 , da ristrutturare, accordando al Comune un finanziamento di 305.900 euro. La giunta Favoriti ha deciso di affidare a tre professionisti l’incarico di redigere il progetto esecutivo e, dopo l’ok della Soprintendenza, potranno iniziare i lavori. Il santuario della Madonna del Pozzo, sul quale Orante D’Agostino, uno studioso di Ortucchio, ha scritto un interessante saggio, sorge nel XII secolo. Inizialmente dipendeva dall’abbazia di San Clemente a Casauria. A partire dal XV secolo passava alla dipendenza della diocesi di Pescina. La chiesa aveva un’unica navata e due altari: uno dedicato alla Pietà, l’altro a San Giuseppe. La statua della Pietà si ritiene fosse opera di un discepolo di Michelangelo, donata dal Papa Giulio II alla famiglia Piccolomini e da questa donata al prevosto del santuario, Pietro Petrucci. Il santuario era gestito da un gruppo di procuratori e affidata a un eremita. La chiesa, insieme alla statua della Pietà, fu distrutta nel terremoto del 1915. Ricostruita nel 1949, a proprie spese, da un reduce, Domenico Trabucco, per diversi anni, nell’area antistante, il martedì dopo l’Ascensione, si svolgeva una frequentatissima fiera, che coinvolgeva i tre paesi confinanti: Ortucchio, Lecce nei Marsi e Gioia dei Marsi, Nel 1970, il parroco di allora, don Francesco Di Domenico, fece restaurare il tempio, adornandolo di una pregevole statua lignea della Madonna. Nel 1978, la Pro Loco, presieduta da Orante D’Agostino, con un contributo dell’Ente Fucino, oltre a realizzare intorno al santuario una recinzione di protezione in ferro, sistemò a verde l’area attigua. Irreparabili i danni arrecati dal terremoto dell’Aquila.
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