Ortucchio, le fabbrichedi carote e patateun modello per il Fucino

E il Comune scommette sul Campus per gli alunni una scuola con anfiteatro, piscine e campo da calcio

ORTUCCHIO. È capitato spesso che gli agricoltori del Fucino, per non svendere i prodotti, li hanno fatto marcire sul terreno o nei magazzini. È successo con le patate e anche con le carote. Così un anno di lavoro e di sacrifici andava in fumo. Tanti imprenditori si sono visti costretti a chiudere i battenti; altri, non vedendo alternative, hanno continuato a faticare nei campi e a non rientrare spesso neanche con le spese. Qualcun altro, invece, ha capito che il futuro dell'agricoltura del Fucino è nella trasformazione dei prodotti. È il caso di un agricoltore di Ortucchio, Mario Aureli, che dal nulla ha creato un'industria leader nella lavorazione delle carote in Europa. L'azienda, che l'imprenditore manda avanti insieme ai figli, occupa 200 dipendenti: non pochi per un paese che non arriva neppure a 2.000 abitanti. I succhi e i purè di carote, prodotti dall'azienda, vengono esportati in tutto il mondo. Gli scarti delle carote vengono utilizzati per la produzione di energia, attraverso un impianto a biomasse. L'azienda, pertanto, dal punto di vista energetico è autosufficiente.

All'inaugurazione del nuovo stabilimento, due anni fa, ha partecipato anche l'ex ministro per le Politiche agricole, Luca Zaia, che ha parlato dell'azienda Aureli come di «un esempio da seguire».

Un'altra importante industria agro-alimentare è la Sacpo, che produce patate, gnocchi e purè surgelati. Dà lavoro a oltre 50 persone. Ma non tutti gli agricoltori di Ortucchio - anche se il Comune, per favorire nuovi insediamenti produttivi, ha messo a disposizione un'ampia area dotata di servizi - hanno la determinazione e il coraggio di rischiare che ha avuto Mario Aureli. Così devono affrontare i soliti problemi: difficoltà a vendere i prodotti a prezzi remunerativi e a irrigare i campi. L'impianto, che utilizza l'acqua dei pozzi, soddisfa solo in parte le esigenze degli agricoltori, che devono così ricorrere all'acqua dei canali. Che spesso sono a secco. Negli ultimi due anni, il problema, fortunatamente, non si è posto, grazie alle abbondanti piogge in primavera, che hanno alimentato le sorgenti. Ma ci sono stati degli anni in cui, a causa della siccità, nei canali non scorreva una goccia d'acqua. Per cui l'irrigazione diventava impossibile. Per ovviare all'inconveniente, si è cominciato a pompare acqua dai pozzi. Col rischio, a lungo andare, che si crei un dissesto idrogeologico. La soluzione ideale sarebbe stata la realizzazione, lungo l'alveo, di invasi per l'accumulo durante l'inverno di acqua, da utilizzare d'estate per l'irrigazione. Il progetto, presentato alla Regione, è stato persino finanziato. Ma finora, per intoppi burocratici, non se n'è fatto nulla.

Come se ciò non bastasse, tra non molto gli agricoltori incontreranno difficoltà a raggiungere con i mezzi i terreni. La Provincia infatti ha passato ai Comuni la manutenzione delle strade del Fucino. E dove trovano i soldi i Comuni per impedire che le strade diventino impercorribili? Il sindaco di Ortucchio, Federico D'Aulerio, 49 anni, ingegnere, riconfermato nella elezioni della scorsa primavera, si dice preoccupato dai tagli statali. Perché deve fare i salti mortali per fare quadrare il bilancio. «Mi chiedo», osserva D'Aulerio, «dove andiamo a prendere i soldi per assicurare la manutenzione delle strade del Fucino».

Nonostante le difficoltà finanziarie, D'Aulerio, che è anche dirigente del Comune di Celano, ha realizzato un Campus, da prendere come modello.

Comprende: un edificio scolastico che ospita tutte le scuole, dalla materna alla media, una palestra, due piscine riscaldate, un ampio solarium, un anfiteatro e una fornitissima biblioteca. Il Campus, che d'estate fa anche da asilo e i bambini possono prendere lezioni di nuoto, è sede anche di una scuola calcio, frequentata da una sessantina di bambini, dai 5 ai 14 anni.

Il risultato è che i bambini non rimangono a giocare per strada, col rischio di finire sotto le auto, e che una decina di giovani di Ortucchio, che gestiscono il Campus, hanno un lavoro.

L'intenzione del Comune è di completare il parco, collegandolo al laghetto, un'altra grande attrattiva del paese, e al Castello Piccolomini.

All'interno del parco verrebbe realizzata una pista ciclabile e il vecchio mulino verrebbe trasformato in struttura ricettiva.

Il Castello, da quest'anno, dopo la messa in sicurezza, è stato aperto al pubblico e la gestione affidata a una cooperativa giovanile.

Si presta per eventi culturali, come concerti, rappresentazioni teatrali, e l'assegnazione del premio internazionale "Caro diario".

«Il parco urbano, insieme alla realizzazione di un percorso che colleghi il rifugio di Pietra scritta con la città fortificata romana La Giostra, e la valorizzazione dei numerosi siti archeologici», afferma il primo cittadino, «darebbe un fortissimo impulso al turismo».

Sono numerosi i tesori venuti alla luce, e risalenti a varie epoche, durante gli scavi eseguiti nel territorio di Ortucchio, sotto la direzione della Soprintendenza.

L'ultima scoperta è stata una necropoli romana, risalente al II secolo a.C.. È avvenuta in via Mesula, la strada che porta al cimitero. Il Comune stava facendo eseguire dei lavori contro il dissesto idrogeologico, quando sono affiorati dei resti.

«A quel punto», ricorda il sindaco, «ci siamo fermati e abbiamo informato la Soprintendenza, che ha avviato gli scavi». Scavi che vengono eseguiti a spese del Comune, e che hanno portato finora alla luce uno scheletro e del vasellame utilizzato per il pasto commemorativo.

Girando per il paese, insieme allo stesso sindaco, al vice sindaco Raffaele Favoriti e al comandante dei vigili urbani, Claudio Pisotta, la prima cosa che si nota, con piacere, è che le baracche costruite dopo il terremoto del 1915, finalmente, sono state abbattute dal Comune. Al loro posto sono state costruite delle case, che ora saranno vendute. Strade, piazze, marciapiedi, aiuole in ordine. Ma soprattutto colpisce il senso di ospitalità della gente. Le ragioni per visitare Ortucchio, dunque, non mancano.

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