Pagamenti ancora bloccati imprese a rischio tracollo

Beni culturali, da aprile la direzione regionale non firma le liquidazioni dei lavori La Confesercenti: semestre nero per le ditte artigiane che operano nell’edilizia

L’AQUILA. La direzione regionale dei Beni culturali non dà il via libera ai pagamenti dei lavori (già effettuati) per la ricostruzione di chiese e di edifici vincolati e le imprese rischiano il tracollo. Tutto a causa del ritardo nella nomina del successore del direttore regionale dei Beni culturali Fabrizio Magani.

Così, non c’è chi firma le pratiche e le imprese impegnate nella ristrutturazione di chiese e di edifici pubblici e privati vincolati dalla Soprintendenza sono alle prese con gravissime difficoltà economiche, tanto da non poter pagare gli stipendi. A rilanciare l’allarme è proprio una piccola impresa che afferma di aver impegnato tutte le risorse economiche per onorare gli impegni assunti nei confronti della committenza. «Dal mese di aprile», dicono i titolari, parlando anche a nome di altre imprese, «tutte le pratiche dei lavori eseguiti dalle ditte sono ferme al nastro di partenza perché non ci sono dirigenti disposti ad assumersi responsabilità per lo sblocco dei pagamenti e delle pratiche».

Intanto, sulla crisi che attraversa l’imprenditoria aquilana, interviene anche la Confesercenti, i cui dati indicano un nuovo crollo per le piccole imprese di costruzioni, mentre cresce solo il numero delle aperture di bar e ristoranti.

Secondo il rilevamento condotto dalla Confesercenti, infatti, nella provincia aquilana la crisi non demorde e nei primi sei mesi dell’anno si è portata via 386 imprese artigiane, 168 attività commerciali al dettaglio, 94 tra bar e ristoranti. Un semestre nero, quello denunciato dall’associazione delle piccole imprese aquilane, al quale è seguita un’estate critica sul fronte turistico che non lascia presagire nulla di buono. Analizzando i dati nel dettaglio, a soffrire di più nel settore artigiano è il segmento delle costruzioni, con la chiusura di 211 partite Iva, quasi la metà del crollo che l’intero artigianato aquilano ha lasciato sul campo fra gennaio e giugno. Nel terziario invece soffre di più il commercio al dettaglio non alimentare, che in soli sei mesi ha visto abbassare le saracinesche di 30 negozi alimentari e 138 di altri settori, prevalentemente abbigliamento, tessile, calzature. Uniche note positive le aperture di 46 nuove imprese di alloggio e ristorazione, segno di una forte attenzione da parte delle nuove generazioni verso il potenziale turistico del territorio.

«Sulle nostre spalle pesa l’enorme difficoltà di accedere al credito», sottolinea il presidente provinciale di Confesercenti Domenico Venditti, «con tassi finali elevatissimi e una richiesta continua di garanzie alla quale si riesce a far fronte solo parzialmente e solo grazie ai confidi. Non vediamo tuttavia una dovuta attenzione su questo fronte da parte delle istituzioni locali, né vediamo i Comuni fronteggiare l’abusivismo che tra le attività artigianali sta mietendo decine di vittime».

«Nel breve periodo agevolare l’accesso al credito è l’unica strada percorribile», aggiunge il direttore provinciale dell’associazione Carlo Rossi, «ma occorre strutturalmente ridare fiato alla domanda interna. Il patto per la Marsica, ad esempio, è solo uno dei primi passi, ma da solo non basta: c’è assolutamente bisogno di una mobilitazione straordinaria per sostenere il reddito delle aree interne. Senza questa azione sarebbe impossibile immaginare una ripresa delle attività commerciali e artigianali, e il turismo da solo non può bastare a risollevare una situazione ormai pesantissima».

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