Palazzo Ardinghelli l’ex Pretura rinasce coi soldi dei russi

Uno dei pochi immobili adottati dalla «lista nozze» svela i suoi tesori tra archi ogivali e portali del Trecento

L’AQUILA. «Un palazzo su cui hanno fatto danni più l’incuria e l’abbandono che il terremoto». Così l’architetto Giuseppe Di Girolamo, progettista e direttore dei lavori di restauro e recupero di Palazzo Ardinghelli, descrive uno degli edifici storici più importanti dell’Aquila, appartenuto alla famiglia De Rosis ma passato attraverso diverse fasi storiche e severamente danneggiato dal sisma. Oggi è uno dei pochi monumenti inseriti nella cosiddetta «lista di nozze» ideata da Berlusconi a essere stato efficacemente adottato da uno dei Paesi riuniti nel G8 del luglio 2009.

I RUSSI. Palazzo Ardinghelli, infatti, tornerà a nuova vita grazie a un finanziamento sostanzioso del governo russo, che sostiene pure la ricostruzione della chiesa di San Gregorio Magno nell’omonima frazione. Sono otto milioni di euro, il cui utilizzo viene seguito passo passo dai russi: ogni due mesi il segretario dell’ambasciata viene a verificare lo stato dei lavori, esegue sopralluoghi e chiede al Mibac regolari report sull’andamento dei lavori e sulle spese fatte. Ma il palazzo è anche un luogo di studio per i russi. Risale a poche settimane fa la visita al cantiere da parte di un gruppo di 30 studenti universitari dell’ex Unione sovietica arrivati qui «per imparare l’arte». Agli 8 milioni di finanziamento russo, tuttavia, si devono aggiungere 300mila euro del ministero per i Beni culturali e 1,1 milioni provenienti dall’8 per mille. Totale: nove milioni, per recuperare un palazzo che rivela «segreti» e particolari storico-artistici a mano a mano che i lavori proseguono: è il caso di un arco ogivale di natura gotica ritrovato nei giorni scorsi che risale al XIII secolo; oppure di un portale trecentesco molto bello in una delle tante stanze di cui si compone.

«Le sue pareti, come in tanti altri palazzi cittadini, raccontano le vicissitudini storiche dell’Aquila», spiega il responsabile del procedimento, l’architetto Berardino Di Vincenzo. «L’edificio, da 30 anni in stato di semi-abbandono», prosegue, «ha ospitato la Pretura negli anni ’70, successivamente l’Ufficio anagrafe del Comune fino agli anni ’80. Poi è diventato di proprietà privata e, infine, è passato ai Beni culturali». Un palazzo nato dall’aggregazione di tanti piccoli edifici, costruito tra il 1732 e il 1743 «ma con un nucleo originario del 1400 e interventi messi in opera dopo il 1700, il 1800 e 1900: insomma, ogni secolo ha lasciato la sua impronta sul palazzo».

I LAVORI. Gli interventi di recupero di Palazzo Ardinghelli si sviluppano in quattro step. Il primo è iniziato nel novembre del 2011, mentre il termine dei lavori è previsto entro l’estate 2015. Quando il palazzo sarà ricostruito, grazie anche al lavoro di una squadra di restauratori (il palazzo ospita un dipinto del Damini e altri stucchi e opere decorative) diventerà un luogo a uso pubblico e istituzionale.

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