Parisse racconta il dolore di Onna

Il giornalista del Centro: «Ecco il libro che non avrei mai voluto scrivere».

L’AQUILA. «Vi presento il libro che non avrei mai voluto scrivere». Le parole di Giustino Parisse rimbombano nella struttura che ospita la chiesa del paese. Tra i banchi tutti con in mano la copia di «Quant’era bella la mia Onna», volume che ha dedicato alla sua gente, al paese ma soprattutto ai suoi 2 figli che non ci sono più, nel giorno in cui Domenico, avrebbe compiuto 18 anni. Ricordi, emozioni, poesie, foto di Onna in questi giorni si sovrappongono a quelle scattate prima del 6 aprile proprio da Domenico, appassionato di fotografia, spesso al seguito del padre in redazione. «Questa mattina», commenta Giustino, «mi sono trovato a fare alcune interviste con i colleghi della televisione. Il giornalista di Canale 5 mi ha chiesto di portarlo davanti alla mia casa. Ci siamo fermati davanti la cameretta di mia figlia, Maria Paola, con la finestra ancora spalancata. Lì», aggiunge Giustino, accennando quasi un sorriso, «si trovava un gattino che si leccava la zampa. Ho pensato che da questa stanza, la vita potesse rinascere anche dopo questa tragedia».

Un segno, «un piccolo miracolo», come lui stesso lo definisce, mentre l’arcivescovo Giuseppe Molinari fa un cenno di assenso. «Del resto», dice ancora Parisse, «il solo fatto di avere qui mia madre Maria che tutti davano per morta sotto le macerie con mio padre Domenico è un sostegno importante». Al tavolo, accanto a Giustino Parisse, vice caporedattore del Centro c’è il direttore del quotidiano, Luigi Vicinanza. «Noi giornalisti, per mestiere raccontiamo fatti di cronaca», commenta, «ma quanto è difficile per tutti noi, dover descrivere una tragedia che ci ha coinvolti direttamente». Nel raccontare di quella terribile notte di inizio aprile, il direttore Vicinanza cerca lo sguardo dei colleghi della redazione, seduti tra i banchi, vicino all’amministratore delegato, Domenico Galasso.

Il saluto del sottosegretario alla Protezione civile, Guido Bertolaso, arriva quasi sottovoce. «Sono abituato a confrontarmi con dolori e tragedie di enorme portata», ammette, «ma non riuscirei mai a sopportare una vicenda umana come quella che ha coinvolto Giustino. Il terremoto ha cambiato questo paese». Da questa vicenda», aggiunge con un filo di voce in più, «dalle immagini dalle storie e dai libri che si scrivono dobbiamo tutti imparare ad assumerci le nostre responsabilità, solo così queste 300 vittime non saranno morte invano». La serata ha visto anche le testimonianze di Vincenzo Angelone, presidente della Pro loco del Paese, di Franco Papola, presidente della Onna onlus e del sindaco dell’Aquila Massimo Cialente. Il libro è stato patrocinato dalla Micron, rappresentata dal dirigente Raimondo Castellucci. I compagni di classe di entrambi i ragazzi hanno rivisto gli occhi di Domenico e Maria Paola nei ritratti di Lia Garofalo, davanti allo sguardo commosso della moglie di Giustino, Dina.