Pensionato e disabile da due anni aspetta il pass del parcheggio

La storia di Rapone attaccato a un respiratore artificiale: «Negli uffici del Comune si rimpallano le responsabilità»

SULMONA. Affetto da una grave patologia respiratoria ha chiesto al Comune di avere la possibilità di poter parcheggiare l’auto con la quale si sposta in città, nei pressi della sua abitazione. Ma a causa dei rimpalli di responsabilità tra uffici e addetti al rilascio delle autorizzazioni, l’uomo da due anni ancora non riesce a ottenere il permesso, mentre le sue condizioni peggiorano sempre di più. Protagonista della vicenda Pietro Rapone, 82enne residente in vico Spezzato, una stradina a ridosso di piazza Plebiscito, in pieno centro storico.

L’uomo da 15 anni è alle prese con una malattia ai polmoni che lo costringe ad andare in giro con un respiratore esterno. Nel corso degli anni la situazione è andata via via peggiorando tanto che l’82enne non riesce più a percorrere, se non con grandi difficoltà, la distanza che separa il parcheggio pubblico dalla sua abitazione. «Fino a quando ce l’ho fatta non ho chiesto nulla a nessuno», spiega Rapone, «ma adesso, con l’andare avanti dell’età, la patologia si è aggravata e riesco a percorrere solo pochi metri senza avere l’affanno».

Una situazione che lo ha spinto, insieme al figlio, a recarsi in Comune per chiedere l’autorizzazione a poter parcheggiare sotto casa, possibilità prevista per tutti quelli che come Rapone sono affetti da patologie disabilitanti. «Da due anni aspetto questo permesso nonostante quasi ogni giorno io o mio figlio ci presentiamo in Comune per controllare se la pratica è stata risolta», prosegue l’82enne, «ma la risposta è sempre la stessa: stiamo aspettando il nulla osta dal funzionario tal dei tali, il quale, a sua volta, dice di avere le mani legate perché è in attesa della firma dell’ufficio tecnico o del settore urbanistico competente. Un continuo rimpallo di responsabilità che mi costringe a dover sopportare pesanti disagi che stanno minando la mia salute».

Un comportamento che non si spiega da parte di chi è chiamato a risolvere i problemi dei cittadini, soprattutto di quelli meno fortunati o affetti da disabilità. Evidentemente, dopo aver concesso per anni decine e decine di permessi anche a chi non ne aveva titolo, dal Comune hanno ristretto i cordoni della borsa e a farne le spese sono quelli che ne hanno bisogno. E mentre c’è chi, pur essendo sano come un pesce, continua a usufruire di parcheggi per disabili sotto casa, c’è chi come Rapone aspetta da due anni che il Comune gli riconosca un diritto.

Claudio Lattanzio

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