Per la ricostruzione all'Aquila mancano all'appello oltre 1.500 case

Si tratta perlopiù di abitazioni da assegnare a coppie e a single. Aumentano anche i casi di coloro che rinunciano all'autonoma sistemazione per una casetta di legno

L’AQUILA. Oltre settemila richieste a fronte di soli 5.500 alloggi disponibili tra Map e progetto Case. A conti fatti, una volta completato il programma delle assegnazioni, all’appello mancano case per circa 1.500 nuclei familiari composti da due persone e da single. Un elenco a cui vanno ad aggiungersi altri 500 nuclei pronti a rinunciare all’autonoma sistemazione per una casetta di legno.

E proprio l’emergenza abitativa è stata ieri al centro dei lavori del consiglio comunale chiamato a discutere due mozioni legate ai moduli removibili (mar) e ai map (le case in legno) in corso di realizzazione in diverse frazioni dell’Aquila.

CASE MOBILI.
Estenuante il dibattito sui Mar, o meglio sulla mozione presentata dal consigliere Enrico Verini (Liberaldemocratici) per sollecitare lo stop al progetto, che prevede la realizzazione di 500 case mobili, e il trasferimento dei fondi stanziati (circa 44 milioni di euro) per il recupero delle seconde case classificate B e C.

«Il Comune non può modificare un atto deciso dal Governo e non può trasferire fondi da una parte all’altra» ha subito chiarito il presidente del consiglio Carlo Benedetti. Parole poi riprese anche da altri esponenti della maggioranza che hanno parlato di una mozione illegittima e irricevibile che, dunque, «non doveva neppure approdare in consiglio».

LE CONTESTAZIONI.
Con la sua mozione, Verini ha di fatto chiesto che le somme destinate ai mar vengano dirottate sui proprietari di seconde case, quelle classificate B e C, per la risistemazione degli appartamenti da poter poi affittare, a canone concordato, a famiglie o studenti senza un alloggio.

Una mozione che ha fornito l’occasione ai consiglieri Enzo Lombardi (Forza Italia) e Luigi D’Eramo (La destra) di sparare a zero sui Mar e sull’amministrazione comunale. «Una soluzione indecorosa che nessuno vuole ad eccezione dell’impresa chiamata a costruirli» ha detto Lombardi chiedendo «trasparenza su tutte le varianti urbanistiche fin qui proposte all’amministrazione».

Per D’Eramo «si è passati da un progetto all’inizio condivisibile a una storia quanto meno imbarazzante per il Comune. I criteri sono stati stabiliti dai privati che hanno risposto al bando» ha detto «mentre spetterà all’ente pubblico l’onere dei costi di urbanizzazione di queste aree che resteranno private. I mar ci costeranno 41mila euro al mese, un affare solo per la società che si è aggiudicata l’appalto, la stessa che più di altre ha lavorato sui puntellamenti con interventi il cui costo si aggira sui 2 milioni di euro».

IL SINDACO. Decisa la replica del sindaco Massimo Cialente che ha prima ribadito l’impossibilità di trasformare i fondi previsti per i mar in aiuti per il recupero delle seconde case B e C, «materia, questa, regolata dalla legge 77», e poi difeso il ricorso alle case mobili. «È il tentativo di dare una risposta alla grave carenza di alloggi che noi avevamo già previsto a fine maggio. La Protezione civile è andata avanti con il progetto Case. Poi, vedendo che gli alloggi non potevano bastare, ha previsto l’ampliamento delle piastre e approvato la realizzazione dei map nelle frazioni, di cui prima non voleva sentir parlare. In seguito è arrivato anche al sì alle case mobili, scaricate sul Comune, per poter svuotare gli alberghi della costa. È stata l’unica concessione del Governo. Si tratta di 500 case mobili, 100 delle quali destinate agli studenti universitari che da febbraio avranno anche la disponibilità di 400 posti letto nella caserma Campomizzi. Spostare i soldi dai mar alle case B e C è cosa impossibile. Bisognava fare una battaglia unitaria sulle seconde case» ha aggiunto Cialente. «Oggi le lacrime di coccodrillo sono inutili. Se qualcuno vuole rinunciare a questi soldi si accomodi, ma deve sapere che così facendo 400 nuclei familiari saranno costretti a restare ancora in esilio».

Sin qui Cialente che ha anche ricordato di aver portato alla Procura gli atti riguardanti i mar, «perché non c’è nulla da nascondere». Un lungo dibattito, poi a tarda mattinata l’assemblea ha bocciato la mozione.

I MAP.
Il no del consiglio è arrivato poi anche sulla mozione, presentata da quattro consiglieri di entrambi gli schieramenti politici, volta a consentire l’assegnazione dei map anche ai nuclei familiari che nel censimento di agosto avevano optato per l’autonoma sistemazione e che ora hanno cambiato idea. Una richiesta arrivata da alcune centinaia di nuclei familiari (500 secondo il Comune) che avevano scelto l’autonoma sistemazione quando ancora non era stata decisa la realizzazione dei map. Per l’amministrazione una richiesta impossibile da accettare a causa della mancanza di alloggi che non bastano neppure per chi sin dall’inizio ha indirizzato la scelta sulla casa. «Il dramma» è stato via via ripetuto in consiglio «è che sono 1.500 i nuclei familiari che, pur avendo i requisiti, non riusciranno ad avere una casa». L’amministrazione ha confermato che riuscirà a sistemare duecento nuclei da due persone nei map in «esubero». E che per altri potrebbe esserci la possibilità di trasferirsi temporaneamente nei comuni limitrofi, laddove sono state realizzate case di legno in numero maggiore rispetto al fabbisogno. Insomma, così come è stato ribadito anche dall’assessore Giustino Masciocco al momento non è possibile dare un alloggio a chi, pur essendo residente nelle frazioni dove si stanno realizzando i 1200 map, aveva scelto l’autonoma sistemazione. E all’orizzonte non c’è nessuna soluzione abitativa neppure per i 1.200 single non residenti nelle frazioni scelte per la realizzazione dei map.

I CASI DIFFICILI.
La mozione è stata respinta, ma l’assessorato alle Politiche sociali ha comunque garantito attenzione verso le situazioni più difficili. Come dire che per alcuni nuclei in difficoltà (tra quelli che hanno chiesto di modificare la scelta fatta ad agosto) potrebbe arrivare una soluzione, magari attingendo al fondo immobiliare. Si tratta di appartamenti, completati dopo il terremoto, che il Fondo ha acquistato e messo a disposizione della Protezione civile.