Pescina, culla della cultura in cerca di fondi

È patria di Mazzarino e Silone. Il sindaco: qui pochi finanziamenti e sempre più tagli

PESCINA. Ha dato i natali a Giulio Mazzarino e Ignazio Silone. Il primo, un genio della diplomazia: se la Francia, nel 1600, potè diventare in Europa la potenza egemone, lo deve a lui. Il secondo, uno dei maggiori scrittori italiani del Novecento, le cui opere sono state tradotte in quaranta lingue. È toccato a Pescina il privilegio di annoverare tra i suoi figli due personaggi di tale spessore. Oggi la cittadina marsicana, alle porte del Parco nazionale d'Abruzzo, conta poco più di 4mila abitanti. Ma fino al 1915 era il punto di riferimento della Marsica. Il centro storico fu distrutto dal terremoto, compresa la sede diocesana, che successivamente sarà trasferita ad Avezzano.

Si salvarono solo alcuni palazzi gentilizi. Sulla ricostruzione non ci si riusciva a mettere d'accordo. Alcuni volevano che le nuove case sorgessero sulla sinistra del fiume Giovenco, altri sulla destra. Tanto che il commissario regio, impotente, scriveva al Ministero: «Qui non si riesce a far nulla: si litiga soltanto».

Il risultato fu che la ricostruzione andò per le lunghe. Alla fine si costruì sia al di qua che al di là del fiume. E oggi il Giovenco taglia in due Pescina.

Purtroppo molte delle casette asismiche costruite dopo il terremoto, dopo quasi 100 anni, sono ancora in piedi. E questo non fa onore a una cittadina, orgogliosa del suo passato, e che rivendica, a ragione, il primato culturale nella Marsica. Se la vergogna delle baraccopoli non si è riusciti a cancellarla, in compenso il centro storico, grazie soprattutto ai soldi inviati da tanti pescinesi emigrati, è diventato il cuore pulsante della città. Ed è da qui che inizia il nostro viaggio.

A farci da guida è Maurizio Di Nicola, 35 anni, avvocato, sindaco di Pescina dalla primavera scorsa. Imboccata via Barbati, dopo aver lasciato piazza Mazzarino, ci si imbatte nella maestosa cattedrale di Santa Maria delle Grazie, che custodisce le spoglie mortali di San Berardo, patrono della Marsica.

A poca distanza, si leva la chiesa di Sant'Antonio, fondata nel 1225 da San Francesco, che a Pescina soggiornò per diversi mesi. Nel periodo barocco, però, venne trasformata.
L'interno è opera dell'architetto pescinese Giovanni Artusi, discepolo del Bernini. A fianco, sorge il complesso del Teatro di San Francesco, un tempo monastero e utilizzato successivamente come carcere e sede di uffici. Oggi ospita il teatro e il Centro studi Silone. L'annesso museo civico, nato nel 2007, oltre alle opere e alla miriade di riconoscimenti ricevuti da Silone, custodisce gli arredi della sua casa romana, donati dalla moglie Darina Laracy. Il chiostro, che ospita un monumento in pietra, donato da Cascella, si presta per rappresentazioni teatrali. Il palazzo prospiciente, di proprietà del Comune, ospita la mostra itinerante di Silone, curata dall'Archivio di Stato. Gli 80 pannelli di cui si compone sono esposti attualmente a Bologna, dove Silone ha rappresentato l'Abruzzo per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Percorrendo una ripida scalinata, si arriva alla tomba dello scrittore, che, come egli voleva, si trova ai piedi del campanile della chiesa di San Berardo. Campanile sovrastato dalla torre del Castello, che presenta profonde crepe. Non lontano dalla tomba di Silone, c'è la Casa-museo Mazzarino, in cui sono conservati libri e documenti sul cardinale, che fu consigliere e primo ministro di Luigi XIV, il Re Sole. Accanto alla Casa-museo si può ammirare la pittoresca Loggetta dell'abitazione del cardinale, risparmiata dal terremoto. Nella chiesa di San Giuseppe, infine, che sorge nella parte nuova della città, si trovano le spoglie di Santina Campana, per la quale è in corso il processo di beatificazione. La chiesa è meta continua di pellegrini.

«Disponiamo di un patrimonio storico, artistico e culturale», commenta il sindaco, «che tutti ci invidiano e che potrebbe diventare il volano dello sviluppo economico della città. Ma servono investimenti. Tra l'altro, si potrebbe trasformare il primo piano del palazzo Malvino-Malvezzi, risparmiato dal terremoto, in Auditorium; ristrutturare e rendere accessibile al pubblico la casa di Silone; mettere in sicurezza la torre del Castello; pedonalizzare il centro storico. Il problema è trovare i soldi. Il Comune la sua parte la sta facendo. Ma Provincia e Regione cosa fanno? I fondi per la torre sono finiti altrove. E quelli per il Premio Silone, da due anni, sono stati portati da 60 a 10mila euro. È così che si investe nella cultura?».

Di Nicola, comunque, non intende mollare. E sulle cose da fare, per ridare ossigeno all'economia della città, ha le idee chiare: promozione di iniziative culturali, avvalendosi della collaborazione di Dacia Maraini, valorizzazione del Giovenco, pretendendo dall'Aquila la cessazione dell'utilizzo dell'acqua del fiume, e creazione di un parco fluviale. Ne beneficerebbero il turismo e la pesca, tradizionale risorsa di Pescina. Il nome della città, infatti, deriva di "piscina", o anche "luogo in cui si pesca".

Di Nicola, infine, si dice assolutamente contrario alla realizzazione, da parte dell'Aciam, della discarica consortile, in località Valle dei fiori. La struttura, prevista a quasi mille metri di altezza sul livello del mare, potrebbe accogliere 360mila metri cubi di rifiuti. «Sono contrario», spiega il sindaco Di Nicola, «perché una sottostante falda acquifera sarebbe a rischio inquinamento. Inoltre la discarica, in linea d'aria, disterebbe meno di un chilometro dalla frazione di Venere, che vive di agricoltura, e sarebbe assai vicina a un giacimento di carbonato di calcio, che per Pescina rappresenta una risorsa».

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