mostra e convegni 

Pescina porta l’opera di Silone al liceo D’Annunzio a Pescara

PESCINA. Una mostra e una serie di convegni sulla figura di Ignazio Silone. Un evento culturale di grande spessore – promosso dal Liceo classico D’Annunzio di Pescara, diretto da Donatella D’Amico,...

PESCINA. Una mostra e una serie di convegni sulla figura di Ignazio Silone. Un evento culturale di grande spessore – promosso dal Liceo classico D’Annunzio di Pescara, diretto da Donatella D’Amico, in collaborazione col Centro studi siloniani di Pescina, presieduto da Ester Lidia Cicchetti – che si protrarrà per un mese. L’evento, battezzato “Silone al D’Annunzio”, ha preso l’avvio con l’inaugurazione – alla presenza dei sindaci di Pescara, Marco Alessandrini, e di Pescina, Stefano Iulianella – della mostra nell’aula magna del D’Annunzio e un convegno su “Silone e la condizione dell’uomo nell’ingranaggio del mondo”. Altri incontri sono previsti oggi, il 7 e il 18 marzo, alle 11, con interventi di illustri studiosi dell’opera siloniana. Il 22 marzo, infine, dalle 17 alle 22, studenti del D’Annunzio leggeranno in pubblico brani tratti dai romanzi del grande pescinese. I temi che nei vari incontri verranno trattati saranno quelli cari a Silone: dalla sua crisi esistenziale, che lo porterà ad abbandonare il marxismo (di cui porta l’impronta il suo celeberrimo romanzo “Fontamara”, in cui vede nella lotta la via con la quale i cafoni dell’Abruzzo e del mondo possono realizzare il loro sogno di libertà e di giustizia) per approdare a una specie di “evangelismo laico”, al dramma dell’emigrazione, alla concezione di libertà. «La libertà», farà dire lo scrittore in “Vino e pane” a Pietro Spina, un esule con i suoi stessi lineamenti, «non è una cosa che si possa ricevere in regalo. Ma la si deve conquistare, lottando. Si può vivere anche in un paese di dittatura, ed essere libero. L’uomo che pensa con la propria testa e conserva il suo cuore incorrotto è libero. L’uomo che lotta per ciò che egli ritiene giusto è libero. Per contro si può vivere nel paese più democratico della terra, ma se si è interiormente pigri, ottusi, servili, non si è liberi; malgrado l’assenza di ogni coercizione violenta, si è schiavi».
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