Piazza IV Novembre cuore pulsante di Celano

È stata teatro di sfilate militari e sparatorie contro braccianti inermi. Le battute sferzanti e gli sfottò degli indimenticabili personaggi della città

di Agostino Di Renzo *

CELANO. Al riparo sotto gli ombrelli non mancano mai i frequentatori abituali che si attardano sulla piazza, mentre il vecchio orologio del campanile rintocca la mezzanotte con il suo suono familiare.

Qualcuno sosta vicino al monumento, qualche altro nei pressi della fontana; altri ancora perpetuano il rito tutto celanese dello "struscio a oltranza" che va proprio dalla fontana al monumento. Tutto questo tra una "terza" e un'altra, l'inimitabile sfottò dei celanesi, arma strapaesana e invincibile che viene brandita in ogni circostanza. Accade in autunno, in una notte di pioggia, o in inverno quando la neve cade copiosa sui lampioni che emanano una luce color ocra che rende magica l'atmosfera di Piazza IV Novembre. Non c'è agente atmosferico che possa indurre il celanese a rinunciare a questa curiosa prerogativa che tanto meraviglia il forestiero: passeggiare su e giù sull'ovale della piazza è una consuetudine ostinata, un piacere irrinunciabile a ogni ora del giorno…e soprattutto della notte.

Lo strano passeggio diventa quasi caotico nelle notti d'estate quando le mura dell'elegante Palazzo Marinucci rilanciano l'eco delle voci e delle risa di quanti, tanti in verità, si divertono a raccontare e commentare con pungente e nostrana ironia i fatti del giorno e gli episodi del passato.

E così, da sempre, si formano gruppi di persone (…è un piacere chiamarli ancora "i rote", come facevano i nostri nonni) che amano tirar tardi discorrendo del lavoro fucense come delle vicende sportive, di politica come di galanti avventure, spesso immaginarie.

La piazza di Celano è uno scrigno che, insieme a mille ricordi, conserva gelosamente i sentimenti genuini di un popolo determinato, ironico e spesso dissacrante. Se lo apriamo ci avvolge subito una suggestiva sensazione che alimenta un'illusione: i personaggi di ogni epoca tornano ad animare la scena. Come d'incanto, li ritroviamo ancora lì, davanti al Caffè Santucci o al Bar Adriatico, davanti alla Chiesa di San Francesco o a quella del Carmine; seduti sul bordo della fontana o sul muretto del monumento ai caduti. Ricorrendo ai ricordi e alla fantasia è possibile godere ancora dell'ironia intelligente e del sorriso beffardo di Tonino e Rodolfo Santucci, così come del polemico mugugnare di Patrizio Torchetti, della simpatica agitazione di Albinuccio Santucci. Per non dire della sigaretta appesa sulle labbra di don Michele Carusi, medico d'altri tempi, amato quanto i Santi Protettori.

Già, i Santi Martiri !! Quante volte sulla piazza vengono "invocati" con un ardire che sconfina nella bestemmia! Ma anche questa è una prerogativa solo celanese che non è suscettiva di esportazione.

A Celano, bestemmiare i Santi Martiri non costituisce offesa alla Divinità, ma è solo un intercalare usato come rafforzativo del discorso. Però, guai al forestiero che osi fare altrettanto !!

Lo sapevano bene anche don Domenico e Don Alipio Polla, parroco e vice-parroco di un tempo che fu, lo sa bene don Claudio Ranieri, poliedrico parroco di oggi. Infatti, dall'alto della canonica e della chiesa di San Giovanni tutto è possibile osservare. Cosa non ha visto questa piazza incantevole e ammaliante! I venerdì di mercato di questo e dell'altro secolo, i carri armati tedeschi, le sfilate in camicia nera del ventennio, i comizi in contraddittorio del primo periodo repubblicano, il sangue innocente delle vittime delle lotte contadine per le assegnazioni delle terre del Fucino.

E ancora, i festeggiamenti per le vittorie della nazionale di calcio, l'ultima scalata di Marco Pantani e pare anche un Re in fuga, dai tedeschi e dalle sue paure.

Quando c'era Edgardo, il suo vero re, bonario e guascone, nel salotto del paese accadevano cose incredibili; come quella notte di Vigilia di tanti anni fa quando un improvvisato Babbo Natale scatenò una zuffa comica e cruenta, mentre scendeva la neve e i canti natalizi, che echeggiavano dalla chiesa madre, allietavano l'atmosfera di letizia e ...serenità.

Piazza IV Novembre è un mondo a sé che non cambierà mai.

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