Piazza Palazzo liberata dalle macerie

In due giorni i camion dell’Esercito hanno portato via 800 tonnellate di detriti

L’AQUILA. Le polemiche divampano ma almeno le macerie stanno scomparendo dal centro storico. Con il lavoro svolto ieri sono state quasi del tutto sgomberate piazza Palazzo e piazza San Pietro. Sono state portate via tra giovedì e ieri ottocento tonnellate di detriti.
Piu in particolare nella giornata di ieri sono state trasportate dai camion dell’Esercito poco più di 420 tonnellate di macerie mentre giovedì ne sono state tolte 375. Si tratta di dati reali che sono stati forniti dalla presidente dell’Azienda servizi municipalizzati, l’ingegnere Manuela Villacroce.

Difficile stilare dei tempi di definizione ma potrebbe essere rispettata la previsione del sindaco di 45 giorni per ripulire il centro. Le polemiche, a livello politico, sono infuocate e l’assessore provinciale all’ambiente Michele Fina (Pd), parla senza mezzi termini. «Dopo l’incontro in pompa magna a Roma del 3 marzo e i molti incontri successivi sulle macerie la tanto attesa soluzione ha preso il via» dice «ma è una presa in giro, il ministro Stefania Prestigiacomo e il governatore Gianni Chiodi stanno prendendo in giro gli aquilani». «Il problema» ha sottolineato «è che del sistema di smaltimento delle macerie adottato fino ad ora, non è cambiato quasi niente. Le tanto decantate soluzioni alternative non ci sono e, come detto da noi in ogni incontro, non ci saranno».

«Il commissario Chiodi» ha aggiunto Fina «nelle disposizioni inviate, torna a parlare di sito di deposito temporaneo e non di siti di stoccaggio provvisorio, come invece era stato detto in tutti gli incontri e come scritto nell’ultima ordinanza in merito. La soluzione dello stoccaggio, come noi abbiamo sempre denunciato, apriva la porta alla realizzazione di discariche definitive. Si torna quindi a prima, cioé al deposito per massimo tre mesi. Resta quindi la domanda: dopo i tre mesi le macerie come saranno recuperate e inviate a riciclo, a partire da quelle che già oggi sono stipate nel sito?».

«La sinistra mostra tutta la sua insofferenza di fronte alla politica concreta del centrodestra che ai proclami puntualmente smentiti del centrosinistra risponde con azioni concrete: dai camion dell’Esercito e dei vigili del fuoco alla rimozione delle macerie». Lo afferma il coordinatore provinciale dell’Aquila del Pdl, Massimo Verrecchia, replicando a Fina.
Intanto oggi, alle 10, ci sarà un presidio dei cittadini di Paganica che si sono convocati presso l’ex cava Teges a Pontignone dove inizierà una raccolta di firme. Si parte da un presupposto: dal terremoto del 6 aprile la comunità paganichese ha dovuto subire l’esproprio di 34 ettari di terra agricola per la realizzazione del progetto case.

La mobilitazione andrà avanti visto che ci sono alcuni punti sui quali la popolazione non è disposta a trattare. A cominciare dalla esclusione di qualsiasi ampliamento del sito dove ora vengono portate le macerie. Inoltre si chiede che non ci sia nessun nuovo esproprio di terra agricola al fine di ampliare a due corsie la strada di servizio ai siti di smaltimento. Si pretende, inoltre il coinvolgimento di tutti i comuni del cratere per la soluzione complessiva del problema macerie utilizzando tutte le cave disponibili da da ripristinare e riqualificare.

C’è poi un punto sul quale la mobilitazione è ancora più forte. «Esclusione definitiva» si legge in un comunicato «del sito di Cesarano da qualsiasi impianto di smistamento e deposito in quanto penalizzante per gli abitanti di Paganica e Camarda dato che per quel sito è stata deliberata la sua inclusione nel Parco nazionale Gran Sasso-Laga».

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