Pietrucci: dall’angoscia di una mamma,  l’appello per la sanità pubblica aquilana 

L’AQUILA. Grido d’allarme di una mamma aquilana, angosciata per le difficoltà che riscontra nell’assicurare alla figlia di due anni le cure necessarie. La piccola soffre di una malattia genetica rara...

L’AQUILA. Grido d’allarme di una mamma aquilana, angosciata per le difficoltà che riscontra nell’assicurare alla figlia di due anni le cure necessarie. La piccola soffre di una malattia genetica rara e ha bisogno di cure costanti e di una equipe che lavori in sinergia. «Tutto ciò dovrebbe essere garantito dalla mia sanità», scrive in una lettera aperta la donna, «come in tante città italiane, ma qui a L’Aquila non è così». Non ci sono strutture, continua la lettera, «sono costretta ad andare a Roma, a Firenze o in strutture private». Senza dimenticare, sottolinea la mamma, «che non tutti possono andare fuori o pagare strutture e tutto ciò va a discapito dei bambini che hanno reale e tempestiva necessità di fare terapia. Doppiamente sfortunati: non solo per avere una malattia rara, ma anche per vivere a L’Aquila». A quindici anni dal terremoto», conclude, «le strutture sono poche e scollegate tra loro, appollaiate su casette o bungalow di legno. Solo vivendo certe realtà ci si rende conto di quanto abbiamo bisogno di aiuto».
Tra i primi a raccogliere l’accorato appello il consigliere regionale del Pd Pierpaolo Pietrucci, che in una nota rilancia le problematiche portate alla luce dalla mamma aquilana. «Non è tollerabile», scrive Pietrucce, «l’arretratezza della nostra sanità e l’indifferenza con cui la Asl dell’Aquila affronta i drammi quotidiani della salute delle persone. Nonostante le professionalità e la buona volontà di tanti operatori, senza una strategia, una programmazione e un governo della sanità degno di questo nome, le famiglie sono abbandonate a sé stesse». «Nessuno pretende la “bacchetta magica” per affrontare problemi complessi. Ma la massima serietà, la massima sensibilità e il massimo impegno, sì. Lo pretendiamo soprattutto da chi si ostina assurdamente a negare ogni problema». Serve, conclude Pietrucce, «un progetto per individuare risorse, strutture, personale, forme di coordinamento operativo per ridurre le liste d’attesa, eliminare le file ai Cup, favorire la sinergia tra reparti, sviluppare la medicina territoriale, tutelare i Nuclei di Cure Primarie. In una parola: investire sul bene più importante, la salute».