Porta Barete, spunta il busto di un leone d’epoca romana

L’eccezionale scoperta venuta alla luce durante gli scavi La Soprintendenza mette al lavoro più archeologi e operai

L’AQUILA. Un busto di leone in pietra calcarea, di epoca romana, che doveva stare a «guardia» dell’antica porta Barete. È l’eccezionale scoperta venuta alla luce durante i lavori di scavo nella zona, diretti dalla dottoressa Rosanna Tuteri per conto della Soprintendenza archeologica. L’intervento stratigrafico è cominciato mercoledì scorso, ma ha già dato importanti risultati. «La scultura, che doveva trovarsi vicino al piedritto dell’ingresso», spiega l’archeologa, «ha una fattura molto pregiata e probabilmente doveva fare il paio con un altro leone posizionato sul lato opposto della porta». Già nelle scorse settimane, prima che cominciasse lo scavo vero e proprio, era venuta alla luce l’antica struttura muraria con cui nel 1308 era stato realizzato il corpo di guardia di Porta Barete. Sulle antiche pietre pesavano le fondamenta del condominio di via Roma 207, gravemente danneggiato dal terremoto e demolito nei mesi scorsi. Proprio alla luce delle nuove scoperte archeologiche, dunque, si fa sempre più probabile la dislocazione (seppur di pochi metri) della palazzina costruita sull’area occupata in epoca medievale dall’antica porta. Un’ipotesi che non piace ai proprietari degli appartamenti, ma la decisione spetterà, in via definitiva, al Comune. «Lo scavo ha fatto emergere altre tracce di murature risparmiate dalla palazzina», continua Tuteri. «Non possiamo ancora dire con esattezza di che strutture si tratti. Non è escluso, però, che facciano parte del circuito murario precedente a quello attuale. Per il momento, comunque, i resti sono ancora interrati: abbiamo individuato solo la cresta delle mura». Durante i lavori, inoltre, è stato trovato anche il piano acciottolato che copriva l’intera area in epoca medievale e un’antica iscrizione che probabilmente apparteneva alla porta romana. La speranza, adesso, è di rinvenire il leone gemello a quello venuto alla luce giovedì.

«La scultura è molto bella e ben conservata anche se mancano le zampe. Adesso dovrà essere restaurata, pulita e disinfestata, poi si deciderà dove collocarla: se lasciarla sul posto, qualora Porta Barete restasse fruibile, o se portarla in un museo» spiega l’archeologa. «Certo, la nostra speranza è di trovare anche l’altro leone che doveva stare a guardia della porta. In città, infatti, questo animale è stato utilizzato per molti monumenti e quello che abbiamo trovato è un esemplare pregiato». Intanto, per fare in modo che il cantiere possa terminare nel più breve tempo possibile, la Soprintendenza ha aumentato il numero di operai e archeologi a lavoro. Giovedì scorso si è anche svolto nella sede della direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Abruzzo un incontro tra alcune associazioni civiche aquilane e il direttore, Fabrizio Magani, a cui sono stati invitati anche i rappresentanti del condominio di via Roma 207. Alla presenza dei soprintendenti Alessandra Vittorini (Beni architettonici e paesaggistici), Lucia Arbace (Beni storico- artistici ed etnoantropologici), del funzionario della Soprintendenza archeologica Silvano Agostini e del direttore dell’archivio di Stato dell’Aquila, Paolo Buonora, Magani ha fatto il punto sull’articolato lavoro di restauro che l’amministrazione dei beni culturali ha svolto e sta svolgendo, in città e nel cratere, focalizzando l’attenzione sul tema del recupero e della valorizzazione della cinta muraria dell’Aquila, previsti anche nell’accordo siglato con il Comune nel 2012. «Questa fase di verifiche è indispensabile per definire l’interesse culturale e l’eventuale regime vincolistico a tutela delle mura», come ha spiegato con un comunicato la direzione regionale. «Il direttore Magani ha auspicato un ampliamento della cabina di regia, preposta alla ricostruzione e alla riqualificazione della città, con le rappresentanze dell’associazionismo cittadino».

Michela Corridore

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