Pratola piange Franco

Picchetto d’onore per l’ultimo saluto al critico d’arte

PRATOLA PELIGNA. «Tutto è accaduto nel luogo dove Gesù è nato, dove Gesù ha vissuto e dove Gesù è morto. Ora Roberto è davanti a lui, quel Gesù che Roberto ha toccato con mano attraverso i Sacramenti. Quel Gesù che lui oggi incontra».

Don Paolo e don Savino erano con Roberto Franco, il critico d’arte ed ex direttore del museo garibaldino di Caprera, morto per un malore durante un pellegrinaggio in Terra Santa. Ieri hanno voluto essere presenti a Pratola Peligna, per dare l’ultimo saluto all’uomo di cultura, conosciuto proprio in occasione del viaggio in Israele. «L’ultima Messa l’abbiamo celebrata nell’orto degli Ulivi», ha ricordato nella sua omelia don Paolo, «Roberto è arrivato con il bastone. Era un uomo acculturato ma semplice che metteva al servizio di tutti le sue conoscenze con grande discrezionalità. È stata una grazia morire lì nei luoghi della fede. Roberto non è un santo ma oggi è il nostro santo davanti a Gesù. Per questo gli chiediamo di aiutarci a vivere la vita fino all’ultimo istante. Così come ha fatto lui che l’ha vissuta fino alla fine».

Parole che sono entrate nei cuori e nella mente delle centinaia di persone presenti nel santuario della Madonna della Libera. Sulla bara un cuscino di rose rosse e, vicino, il dolore dei suoi familiari. Della moglie Patrizia e dei figli Francesco, Emanuele e Simona, i primi due che ha voluto al servizio della Patria, nella polizia penitenziaria e in quella di Stato. E per rendere omaggio all’uomo che è stato sempre particolarmente vicino al corpo delle Fiamme azzurre, il dirigente del carcere di Sulmona ha disposto un picchetto all’entrata e all’uscita della bara dalla chiesa.

Presente anche il sindaco di Pratola, Antonio De Crescentiis: «In due giorni la nostra comunità perso due grandi persone. Due uomini con la “U” maiuscola». (c.l.)

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