cerimonia ad anagni

Premio anti-Celestino D’Ercole cita Paolo VI

L’AQUILA. Per fugare gli imbarazzi sul premio intitolato all’anti-Celestino, Bonifacio VIII, il vescovo ausiliare dell’Aquila monsignor Giovanni D’Ercole cita Paolo VI, un papa passato alla storia...

L’AQUILA. Per fugare gli imbarazzi sul premio intitolato all’anti-Celestino, Bonifacio VIII, il vescovo ausiliare dell’Aquila monsignor Giovanni D’Ercole cita Paolo VI, un papa passato alla storia come «progressista». Prima di partecipare alla cerimonia prevista ad Anagni (Frosinone) il presule si è premurato, attraverso un suo stretto collaboratore, di far pervenire due resoconti: «Omaggio di Paolo VI a San Celestino V» e «Sosta di Paolo VI ad Anagni città papale» del primo settembre 1966 attribuiti entrambi a Paolo VI. Ecco alcuni stralci delle note fatte recapitare da D’Ercole: “«Sono stato a venerare la memoria del grande e santo pontefice Celestino», ha soggiunto il Santo Padre, «ma non si può rievocare la memoria di questi senza ricordare anche quella del suo successore Papa Bonifacio che fu tanto diverso da lui, formidabile nella sua azione per la Chiesa e che ha dato con la sua presenza e la sua opera celebrità immortale a questa città. Noi non stiamo qui», ha proseguito il Santo Padre, «per avanzare rivendicazioni o tessere panegirici, né commemorazioni, ma unicamente per cogliere l’aspetto più caratteristico dell’opera di questo Pontefice. Nessuno ebbe, forse, più di lui tanti nemici, nessuno, come lui, fu tanto bersagliato, calunniato e perfino oltraggiato. Perché?», si è chiesto Paolo VI. «Perché al di là di certi atteggiamenti della sua personalità, della sua politica, del suo carattere, egli è stato il Papa che più degli altri ha affermato l’Autorità del Romano Pontefice, la continuità che ad esso deriva dall’aver ereditato il potere che Cristo aveva dato a Pietro e in Pietro a tutti i successori. Egli svolse il suo mandato apostolico con forme di autentica luce. Bonifacio VIII», ha osservato il Sommo Pontefice, «ha fatto quello che oggi si vorrebbe fare senza forse riuscirci: quello che oggi si chiama «la scala dei valori». Perché Bonifacio VIII ha avuto l’intrepida forza di affermare la formula della più piena e solenne autorità pontificia, il concetto - che fu, poi, dagli altri Papi meglio definito - dell’esistenza dei due poteri, uno spirituale, l’altro temporale, entrambi sovrani nel loro ordine, salvo che nella loro applicazione nella vita umana: i valori dello spirito devono condizionare gli altri valori umani. La lezione di questo Papa è il senso dell’appartenenza alla Chiesa, la comprensione degli obblighi di lealtà alla gerarchia per ogni cattolico, dal momento che appartiene a una società organizzata»”.

Insomma, per D’Ercole, se lo dice Paolo VI, davvero «Bonifacio VIII è stato un grande Papa, rivalutato dalla storia». Con buona pace di Celestino V, della prigionia e della morte a Fumone, della «copiatura» della Perdonanza per istituire il primo (o secondo) Giubileo. (e.n.)

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