Prete ricattato, studente a casa

Il gip dispone i domiciliari che saranno scontati nella residenza San Carlo Borromeo gestita dalla Curia

L’AQUILA. Nuovi sviluppi nell’indagine che aveva portato in carcere lo studente universitario israeliano accusato di avere ricattato un parroco minacciando di diffondere i messaggi hard tra loro intercorsi.

Ieri il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Romano Gargarella ha concesso gli arresti domiciliari al 28enne Mehrez Amara dopo la presentazione di una memoria difensiva redatta dai difensori del giovane accusato di estorsione, gli avvocati Ernesto e Massimiliano Venta.

Per la verità doveva essere applicato anche il braccialetto elettronico ma non è stato possibile per motivi tecnici.

Il giovane indagato trascorrerà i domiciliari nella nuova Casa dello studente San Carlo Borromeo, dove viveva, gestita dalla Curia aquilana e diretta da un altro sacerdote (estraneo all’inchiesta).

In tal modo è stato evitato l’interrogatorio che inizialmente era stato chiesto dai difensori insieme alla scarcerazione. Questo sulla base di una radicale contestazione delle accuse mosse dalla Procura della Repubblica. Un interrogatorio che era già saltato in occasione della convalida del fermo di polizia giudiziaria. Infatti lo studente di Medicina si era avvalso della facoltà di non rispondere. Ma tale atteggiamento aveva comportato il diniego della libertà provvisoria.

L’inchiesta, ovviamente, non è passata inosservata in Curia visto che la parte lesa nel procedimento è un parroco. E se n’è parlato in un recente incontro nel corso del quale non è emerso alcun indirizzo giustizialista.

Non è un caso, infatti, che il parroco, anche dopo l’avvio delle indagini, ha continuato regolarmente a celebrare messa. Anche se molti fedeli, stando a quanto dice il popolo di Facebook, gradirebbero che si facesse da parte.

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