«Prigionieri in casa per i motociclisti»

Il racconto quotidiano degli abitanti del tratto della Statale 80 da Arischia fino al bivio del cimitero

L’AQUILA. Prigionieri in casa, soprattutto d’estate, per il continuo passaggio di motociclisti in cerca della scarica di adrenalina, che sfrecciano a velocità impossibili anche all’interno dei centri abitati. È la sorte toccata a un gruppetto di persone che risiedono lungo la Statale 80, in particolare dall’ingresso di Arischia fino al bivio del cimitero. A un paio di chilometri, domenica scorsa, si è verificato il terribile incidente costato la vita a Fabio D’Ettorre, 33 anni, di Chieti. «Quello di domenica», dicono alcuni residenti della zona, «è solo l’ultimo di una lunga serie di incidenti, ma non vogliamo intervenire sul caso specifico, perché non abbiamo alcun elemento per farlo, né vogliamo avventurarci in giudizi che non ci competono. Ci dispiace molto per quel ragazzo. Quello che vogliamo dire, in generale, è che per noi l’estate è un inferno. Abbiamo il terrore di mettere la testa fuori dal portone di casa». A brevissima distanza c’è anche la stazione dei carabinieri. «I nostri bambini sono continuamente esposti al rischio di essere travolti dalle moto, che spesso viaggiano a velocità superiori ai cento chilometri, nonostante il cartello con il limite di velocità, che nei centri abitati è di 50 chilometri». Una situazione che, a detta dei residenti, va peggiorando di anno in anno. «Sempre più motociclisti», raccontano, «decidono di avventurarsi sulla Statale 80 fino al Passo delle Capannelle. Evidentemente, per gli amanti delle due ruote, è una sorta di sfida, ma qualcuno si è posto il problema di cosa vuol dire, per chi ci vive? Noi possiamo solo dire che è una cosa atroce. Qualche giorno fa», aggiunge uno dei residenti, «mia moglie è tornata a casa pallida come un fantasma. Aveva schivato per poco l’impatto frontale con un motociclista che si era allargato in curva, senza pensare che, magari, sulla stessa strada potesse transitare qualcun altro in direzione contraria». L’aspetto più preoccupante, come riferiscono tutti, è quello della sicurezza dei bambini che abitano in quel tratto di strada, ai quali viene insegnato prestissimo a fare attenzione. «Ma sono sempre bambini», concludono, «e se un giorno dovesse scappare la palla? Dobbiamo vietare loro di giocare? Forse, ci vorrebbero più controlli. Siamo sicuri che di fronte alle multe anche gli irriducibili scenderebbero a più miti consigli». (a.b.)

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