Processo Bertolaso, citata la presidenza del Consiglio

Primo atto delle parti civili in vista della prima udienza dal giudice unico L’organismo chiamato in causa come emanazione della Protezione civile

L’AQUILA. Le parti civili affilano le armi in attesa del 20 novembre, data nella quale inizierà il processo Grandi rischi bis, il procedimento satellite nel quale l’unico imputato è l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso: è accusato di omicidio colposo plurimo nelle veste di presunto istigatore della riunione del 31 marzo 2009 nella quale i componenti della vecchia commissione esclusero l’ipotesi di un forte sisma. Prova regina, ovviamente, la telefonata tra Bertolaso e l’ex assessore regionale Daniela Stati, inizialmente indagata e poi prosciolta, nella quale l’accusato «anticipa» i contenuti rassicuranti della riunione.

Ieri, infatti, un folto gruppo di avvocati ha presentato l’istanza al giudice unico che terrà il processo (ancora da designare) per citare la presidenza del Consiglio dei ministri come responsabile civile. Insieme, ovviamente, a Bertolaso. Questo perché la Protezione civile non ha una personalità giuridica ma è emanazione, per l’appunto, della presidenza del Consiglio. Naturalmente non saranno avanzate richieste di risarcimento che saranno lasciate al vaglio del giudice civile dopo la sentenza di primo grado.

Si sta già delineando quella che sarà la lista testi di un processo che, per forza di cose, andrà per le lunghe. Tra coloro che saranno chiamati a intervenire ci dovrebbe essere l’ex capo della Protezione civile Giuseppe Zamberletti, che nella fase istruttoria del procedimento fu uno dei testimoni chiave. Per cui la sua audizione risulta essere imprescindibile. Ma saranno ascoltati anche i funzionari regionali e della Protezione civile sentiti in quello stesso contesto istruttorio. Per legge devono essere considerati testimoni anche i familiari delle vittime, per cui la lista testi si arricchirà di almeno una ventina di persone. Le parti civili non sembrano per nulla interessate a risentire il sindaco dell’Aquila, che fu ascoltato nel processo principale, ma non è detto che non venga chiamato in causa dalla difesa di Bertolaso che, a sua volta, produrrà altri testimoni a discarico.

La decisione di fissare l’avvio del processo a pochi giorni dall’udienza preliminare nella quale è stato decretato, è la conferma dell’intenzione della magistratura aquilana di definire il giudizio di primo grado, comunque vada, prima che si avvicini l’ombra della prescrizione. Forse non è un caso che la prima udienza di questo processo si tenga il giorno dopo la sentenza di Cassazione che metterà la parola fine al filone principale. Va ricordato che, dopo la condanna in primo grado per tutti gli ex componenti della commissione, in appello c’è stata un’assoluzione generale ad eccezione del professor Bernardo De Bernardinis, al quale sono stati inflitti due anni di reclusione con i benefìci di legge. La sentenza dovrebbe essere depositata, secondo le consuetudini del massimo organismo di giustizia, nel tardo pomeriggio del 19 novembre. «Per l’occasione, l’associazione Ilaria Rambaldi onlus», ha dichiarato la madre di una delle giovani vittime, l’avvocato Maria Grazia Piccinini, «promuoverà un flash mob muto alle 10 davanti alla Cassazione per chiedere giustizia. Ogni partecipante sarà vestito di bianco e avrà con sé un fiore».

Gli avvocati di parte civile: Amedeo Ciuffetelli, Stefano Parretta, Angelo Colagrande, Attilio Cecchini, Gianfranco Iadecola, Francesco Rosettini, Elena Leonardi.

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