Progetto Case, ville al posto delle palazzine

Cialente: salveremo Assergi, Camarda e Arischia. E poi l’idea di un progetto di riqualificazione urbana per costruire su alcune piastre antisismiche

L’AQUILA. Non tutti i quartieri del Progetto Case avranno lo stesso destino. I più “belli” o i più “utili” si salveranno. Parola di sindaco. Il piano di smantellamento degli insediamenti del Progetto Case, la cui necessità è stata sollevata nell’ultimo consiglio comunale con un ordine del giorno del capogruppo del Pd Stefano Palumbo, dovrà presto entrare nel vivo. Perlomeno per non vedere finire nell’abbandono e nella fatiscenza le palazzine non più abitate, come quelle sequestrate perché costruite male a Cese di Preturo, Sassa e Arischia già in balìa di piccioni e vandali. Si comincerà da quelli a smantellare, dunque, l’immenso patrimonio immobiliare post-sisma costituito da 4.600 alloggi divisi in 185 edifici, adatti a ospitare fino a un massimo di 15mila persone. A dirlo il sindaco Massimo Cialente. Al Progetto Case si aggiungono i 21 villaggi Map (1.114 alloggi). Eccetto i Map che, essendo “Moduli abitativi provvisori” andranno smantellati completamente a mano a mano che si svuoteranno, per gli insediamenti del Case, invece, si dovrà analizzare caso per caso. Destinato comunque a morire, intanto viene riadattato e messo a disposizione dei cittadini nella fascia cosiddetta delle “fragilità sociali”, delle giovani coppie, delle associazioni sportive (una di calcio, una di rugby e una di atletica già ospitate), degli studenti universitari (7 gli alloggi messi a disposizione a Coppito e 5 a Roio anche se l’Adsu ancora non risponde per un problema legato alla nuova normativa sull’Isee), delle associazioni culturali, dell’Ater, la cui ricostruzione è ancora lontana. «Essendo provvisori, la comunità europea ci ha detto che non possiamo tenere i quartieri del Case», ha chiarito il sindaco. «Il rischio è che ci richieda indietro il mezzo miliardo dato all’Italia per contribuire alla loro realizzazione». «Io vorrei salvarne, però, alcuni», ha aggiunto, «ad esempio quello di Assergi al quale è interessato l’Infn, quello di Camarda che potrebbe avere destinazione turistica e quello di Arischia per la popolazione locale». Altissimi i costi per lo smantellamento: fermo restando che «sarà lo Stato a farlo perché patrimonio imposto da un patto con l’Ue», ha concluso Cialente, «potremmo avanzare un progetto nazionale di riqualificazione urbana su alcune piastre (la parte più complessa da smontare), costruendo delle grandi ville stile “Hollywood”».

Marianna Gianforte

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