Proiettili in busta ai poliziotti che hanno indagato sui colleghi 

Le minacce indirizzate all’ex comandante della sottosezione Bernardi e a Di Loreto, suo collaboratore Scattate le perquisizioni: nuovo fascicolo a carico degli undici agenti finiti a suo tempo nell’inchiesta

PRATOLA PELIGNA. Una busta bianca, anonima e senza francobollo, nella cassetta della posta, contenente un proiettile. È l’atto intimidatorio attuato nei confronti di Luciano Bernardi, ex comandante della sottosezione di polizia stradale, di Pratola Peligna e del suo stretto collaboratore, Attilio Di Loreto. I due, dal 2019 al 2022, avevano condotto le indagini sui “furbetti del sonnellino”, ovvero sugli undici colleghi della Stradale finiti sotto inchiesta, a vario titolo, per truffa e falso ai danni dello Stato, peculato, furto, omissione d’atti d'ufficio, omissione di soccorso e interruzione di pubblico servizio. Per questo, nella giornata di ieri, sono scattate le perquisizioni a carico dei poliziotti, disposte dalla Procura della Repubblica di Sulmona che ha aperto un nuovo fascicolo per minacce. L’avviso di garanzia, come atto dovuto per effettuare tutti gli accertamenti, è stato notificato a Paolo Di Loreto, Alessio Imperatore, Gianni Ranieri, Angelo Tarola, Alfonso Bartoli, al sindaco di Rocca Pia, Pasquale Berarducci, a Beniamino del Rosso, Luca Madonna, Franco Perna, Dino Petrella e Vincenzo Fiorentino. Gli uomini della squadra anticrimine del commissariato di Sulmona e gli agenti della polizia stradale dell’Aquila (complessivamente in venti) hanno ispezionato uffici, abitazioni e veicoli degli undici agenti. Il decreto di perquisizione è stato sottoscritto dal procuratore Luciano D’Angelo e dai sostituti, Stefano Iafolla ed Edoardo Mariotti. Secondo i magistrati, che hanno raccolto la denuncia contro ignoti presentata da Bernardi e Di Loreto, i due proiettili, uno per ognuna delle due buste recapitate, sono di quelli che solo le forze di polizia possono avere in uso. Per questo la Procura ha ipotizzato, per gli undici poliziotti, l’eventuale intimidazione per la deposizione che l’ex comandante della Stradale e il suo braccio destro dovranno tenere nel corso del processo. Le perquisizioni, che sono andate avanti per l’intera mattinata, hanno dato esito negativo, ma l’indagine prosegue. Per gli avvocati difensori si tratta di un’accusa grave. «Dobbiamo rilevare la mancanza di seppur minimi indizi di colpevolezza dei nostri assistiti», commentano i legali, Vincenzo Margiotta e Luigi Di Loreto secondo i quali il decreto della Procura è stato emesso «al di fuori dei casi previsti della legge. Ciò tenteremo di dimostrare, avvalendoci dei mezzi processuali previsti dal codice di rito, anche valorizzando aspetti poco credibili della vicenda», aggiungono Margiotta e Di Loreto, ricordando che «gli indagati si difenderanno, ovviamente, nelle sedi competenti, dove la verità verrà accertata, ma fino ad allora bisognerà fidarsi della giustizia e ritenere che ogni cittadino, e in particolare un rappresentante delle forze di polizia, è innocente fino al passaggio in giudicato di una sentenza di condanna».
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