Quando l’arte diventa strumento musicale

Siamo entrati nel laboratorio di Nino Maurizi a Scoppito, un piccolo mondo dal sapore antico

L’AQUILA. Noce, acero, castagno ma anche platano e frassino. Tutto reperito a due passi dal laboratorio. Le corde accarezzano il legno e compongono le note. Bassi, prevalentemente, oppure chitarre e violini a chilometro zero, frutto di un lavoro artigianale: quello di Nino Maurizi, da sempre appassionato di musica. Il laboratorio si trova a Scoppito, nella casa paterna. «Entrando in quella bottega», si è trovato a scrivere l’amico Fulgenzio Ciccozzi, «si apre un piccolo mondo che ci racconta frammenti di storia dal sapore antico, quando il mestiere dell’intagliatore era scandito dalla metodica precisione e dalla genuinità del lavoro dell’artista che manovrava sapientemente gli arnesi su ogni piccolo pezzo ligneo, dall’iniziale aspetto disadorno, fino a trasformarlo in un pezzo unico». Ma la particolarità è quella di realizzare strumenti con legni di provenienza esclusivamente abruzzese. Di qui la scelta di “Imanet” come nome alla liuteria. Ma andiamo per ordine. L’idea arriva dopo il terremoto, in un momento in cui la necessità di ripartire ma anche quella di inventare qualcosa di nuovo, “capitalizzando” quelle che sono le passioni di sempre. «Ho iniziato col violino, ce l’ho avuto per sei anni attaccato al collo», spiega Maurizi sul suo sito web www.imanetliuteria.blogspot.it, «ma sin dai primi anni ’80 mi incuriosì quel suono che usciva come sottofondo dalle canzoni dei fantastici quattro di Liverpool: L’amore per il basso e per le tonalità rock». Di qui le esperienze in alcune formazioni, come i Morgana. «Ho avuto dei momenti bellissimi», ricorda, «ma ho capito sin da subito che la vita del musicista forse non era per me dietro la porta. Poi però un giorno ho iniziato a smontare e modificare bassi elettrici». Ecco l’idea realizzata grazie a due incontri importanti, Piergiovanni Battibocca – bassista di Maxiata e Khani Scjoti – e del suo maestro Marco Di Natale, insegnante, scrittore e musicista. «È stato Piergiovanni a propormi di confezionare uno strumento esclusivamente per il maestro e così è nato tutto», prosegue Maurizi. Di Natale ha abbracciato questa iniziativa facendola sua e credendoci fino in fondo, con la possibilità di diffondere il verbo e la tecnica nell’ambito delle sue collaborazioni, tra cui una pubblicazione con la Ricordi di un volume di trascrizioni (Invenzioni/Inventions Mlr625/2002) in due lingue. (fab.i)