Quell’acquisto nella boutique che ha fatto parlare l’Italia

SULMONA. Era la primavera del 2013, in piena campagna elettorale, quando scoppiò il caso degli abiti non pagati alla boutique By Gabrielli di Pescara. Il guardaroba della senatrice Paola Pelino diventò un caso politico nazionale, che tirò in ballo anche il parlamentare Gaetano Quagliariello. Secondo alcuni, l’esponente di Forza Italia, durante una tappa elettorale a Pescara, aveva garantito il saldo del conto. Ipotesi mai confermata, anzi, seccamente smentita. Ma la vicenda alzò un polverone: le titolari dell’elegante boutique pescarese accusavano la senatrice Pelino di non aver pagato un conto di 11mila euro per l'acquisto di tailleur, capispalla e accessori, una spesa effettuata nel 2009. Accuse che la parlamentare aveva da subito rispedito al mittente. Le titolari della boutique accusavano la parlamentare di non aver pagato il conto, quest'ultima, invece, rilevava la mancata emissione di scontrini fiscali da parte dell'attività commerciale. Di fatto, però, la vicenda, che fece chiacchierare tutta l’Italia, finì con un accordo tra le parti. E così la leggerezza di una giornata dedicata allo shopping finì a colpi di carte bollate e pratiche legali.

La vicenda si concluse con un comunicato congiunto da parte degli avvocati Fabio Abbruzzese e Paolo Cacciagrano, per la Società By Gabrielli s.a.s., e dell'avvocato Annarita La Civita per la senatrice. «La Società By Gabrielli s.a.s. e la senatrice signora Paola Pelino hanno raggiunto un accordo. Entrambe» scrivevano i legali «si ritengono reciprocamente soddisfatte. Da questo momento non verranno rilasciate dalle parti ulteriori dichiarazioni sull'argomento, con ciò palesando che laddove ciò avvenga, non saranno attribuibili alle stesse».

Come a dire: tutto è bene ciò che finisce bene.

Chiara Buccini

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