<strong>Ospedale San Salvatore.</strong> Il manager punta al 50% dei posti letto entro l’autunno, ecco gli ambulatori già attivati

Radioterapia, inizia il conto alla rovescia

Ultimi controlli sui macchinari, in settimana le terapie oncologiche

L’AQUILA. Sarà il bunker che ospita il dipartimento di Diagnostica per immagini e Radioterapia il primo a riaprire dopo la forte scossa del 6 aprile scorso che ha prodotto numerosi danni strutturali al complesso dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Tra oggi e domani verranno completate le ultime verifiche ai macchinari, al fine di rendere fruibile la struttura che potrebbe riaprire i battenti già a metà settimana per riprendere al più presto alcune terapie.

 In particolare, l’obiettivo è quello di poter riprendere al più presto le terapie oncologiche, che nei giorni scorsi hanno costretto alcuni pazienti a fare la spola tra Roma e L’Aquila.
 La decisione di riaprire, seppure parzialmente, i locali dell’ospedale è stata assunta nei giorni scorsi, al termine di una riunione del collegio di direzione, organo consultivo del direttore generale costituito dai capi dei vari dipartimenti.

 Al termine della riunione, è stato stilato un programma per definire e organizzare altre riaperture, mentre, secondo una stima del manager della Asl Roberto Marzetti, l’ospedale potrebbe tornare in autunno a coprire il 50 per cento dei posti letto attraverso la riapertura delle palazzine L1, L2 e L5, le prime dichiarate agibili, da cui potrebbero tornare disponibili i primi cento posti letto.
 Entro il mese prossimo, invece, torneranno a funzionare i locali ex Ginecologia, ex direzione sanitaria, ex Neurofisiopatologia e Neurologia, i poliambulatori e il laboratorio analisi.

 «Questo non vuol dire», specifica il direttore generale Marzetti «che saranno riattivati solo i reparti interessati. Faremo alcune riunioni per stabilire le destinazioni d’uso di questi locali, in modo da coprire le esigenze principali della nostra comunità».

 Attualmente, buona parte dell’attività ambulatoriale è «coperta», ovvero viene svolta. Sono infatti attivi nelle tensostrutture, tra gli altri, i dipartimenti di Chirurgia vascolare, Pneumologia, Urologia, Ortopedia, Medicina, Reumatologia, Pronto soccorso, Ematologia, Diabetologia, Malattie infettive, Ginecologia, Dermatologia, Oncologia, Neurofisiopatologia, Neonatologia, Geriatria e Dialisi, con delle unità operative mobili.

 Esiste anche una tenda dedicata alla Pediatria. A tal proposito, la Asl potrebbe richiedere i locali che ospitavano la scuola materna e la scuola elementare per ospitare gli uffici della direzione.
 Molti di più invece i servizi offerti da uno o più specialisti riuniti. Ad esempio l’ufficio vaccinazioni è disponibile al parcheggio Natali di Collemaggio.

 Alcuni reparti, come quello di Pneumologia, funzionano al meglio anche sotto le tende dell’ospedale da campo.
 Trasferite apparecchiature e uffici, camere di degenza e di specialistica, il lavoro a Pneumologia è incessante.

 Stesso discorso vale per Cardiologia, affidata al dottor Paolo Carducci.
 Pensando al futuro, entro un anno potrebbe tornare in funzione il blocco operatorio, anche se già a breve saranno disponibili due sale operatorie nel blocco di Ginecologia da mettere a disposizione. Urgenze e interventi chirurgici, almeno per quanto riguarda la sanità pubblica, vengono garantiti dagli ospedali di Teramo, di Roma e, in alcuni casi, negli ospedali marsicani.

 «La ristrutturazione», continua ancora il manager Marzetti, «non si limiterà a ricreare le condizioni preesistenti; si terrà conto di tutta la nuova normativa, compreso il decreto sulla sicurezza e sull’antisismica che entrerà in vigore nel 2010. Siamo già in contatto con un’azienda romana specializzata nel recupero delle infrastrutture dopo catastrofi del genere», aggiunge Marzetti.
«Devono presentarci un piano d’intervento».

 La buona notizia, comunque, è che a quanto pare nessuna delle palazzine dell’ospedale è completamente inagibile. Malgrado le condizioni precarie in cui versa tutta la struttura, il direttore generale della Asl Roberto Marzetti sembra scongiurare qualsiasi trasferimento di unità operative. «Sono decisioni che deve prendere la Regione in accordo con le Asl», spiega, «per il momento, però, non si parla di nulla di tutto questo».
 Un pizzico di ottimismo, dopo mesi difficili per tutta la vicenda sanitaria.