Raggiri con i soldi del sisma, due nei guai

Un rinvio a giudizio e una condanna: sono accusati di avere ottenuto erogazioni senza requisiti

L’AQUILA. Al vaglio dei giudici altri due presunti raggiri commessi con i soldi del terremoto. Vicende che, però, hanno una sorta di peccato originale: ben prima dell’approdo in Cassazione saranno prescritte.

Il gup del tribunale, nei giorni scorsi, ha disposto il rinvio a giudizio di un uomo accusato di indebita percezione di erogazioni in danno dello Stato. Si tratta di Emidio Recchiuti, al quale sono contestati fatti risalenti al periodo compreso tra la fine del 2009 e l’anno seguente. Secondo l’accusa, ancora tutta da dimostrare, avrebbe fruito di una doppia assistenza per se stesso e il suo nucleo familiare. In quel periodo, dunque, avrebbe goduto «di una sistemazione alloggiativa nell’hotel Olbia, che si trovava all’interno della Scuola sottufficiali della Guardia di Finanza, nonostante avesse avuto l’assegnazione di un alloggio al Progetto Case arrecando un danno al Comune dell’Aquila per una somma che sfiora i 65mila euro». L’ente, ovviamente, si è costituito in giudizio su deliberazione della stessa giunta comunale. Nel corso dell’udienza preliminare il suo avvocato, Alberto Baiocco, ha sostenuto, tra le altre cose, che il comportamento dell’accusato non rientra assolutamente della fattispecie contestata nell’articolo 316 ter del codice penale. Semmai si tratta di una vicenda da discutere in tribunale civile.

Sempre per la percezione dei fondi in modo illecito, nei giorni scorsi, il giudice Giuseppe Grieco ha inflitto un anno e mezzo di reclusione (con i benefìci di legge) al 34enne Quirino Crosta, in analogia con le richieste del pm onorario in aula Ilaria Prezzo. Secondo le accuse il giovane avrebbe sottoscritto la domanda di concessione del contributo per ottenere un indennizzo nella sua casa in centro attestando che, alla data del sisma, era la sua abitazione principale mentre, secondo l’accusa, era affittata ad altri mentre egli viveva con i genitori a Sassa.

Un comportamento ritenuto truffaldino anche dal Comune, che si era costituito parte civile tramite l’Avvocatura rappresentata dal dirigente Domenico de Nardis.

A nulla è valsa l’appassionata arringa dell’avvocato Antonio Mazzotta per tirare il suo giovane assistito fuori dai guai.Ci sarà, pertanto, un ricorso in appello.

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