via campo di fossa, l’istanza-choc

«Richiesta di danni pretestuosa»

Ecco le ragioni dei proprietari degli appartamenti crollati nel sisma

L’AQUILA. «Pretestuosità e temerarietà nel merito della domanda di regresso formulata dai ministeri resistenti con l’atto di chiamata».

Con queste argomentazioni Luciano Dell’Orso – l’avvocato che difende i resistenti (nel vero senso della parola) alla richiesta-choc di risarcimento danni per la somma di quattro milioni avanzata dall’Avvocatura dello Stato per conto dei ministeri delle Infrastrutture e dell’Interno in relazione al crollo del palazzo di via Campo di Fossa 6B con 27 vittime – controbatte alla richiesta che ha suscitato scalpore in città.

Lo Stato, in sostanza, ritiene che i superstiti del crollo del palazzo di via Campo di Fossa siano corresponsabili della tragedia. Quindi i ministeri di riferimento chiedono che siano anche loro, in un’azione di regresso, a pagare danni per una somma di quattro milioni. Una delle vicende giudiziarie più controverse nel post-terremoto, verrà discussa a novembre davanti al giudice civile. Tra le vittime ci furono molti ragazzi, tra i quali alcuni studenti universitari fuori sede. Le perizie hanno messo per iscritto che la tragedia fu causata da errori umani nella realizzazione dell’immobile. I presunti responsabili del crollo, tuttavia, all’epoca del sisma erano morti da oltre 15 anni. Dunque, dal punto di vista penale, un crollo senza colpevoli. Ora, a distanza di sette anni da quella catastrofe, si apre un nuovo fronte giudiziario che chiama in causa i proprietari degli appartamenti, ritenendoli corresponsabili – nella misura del 30 per cento – di quanto accaduto. I ricorrenti hanno dedotto la responsabilità risarcitoria a carico del ministero delle Infrastrutture, della prefettura, del Comune, dell’impresa costruttrice, del direttore dei lavori e dei committenti comproprietari. Il ministero ha a sua volta chiamato in causa il “condominio”, che secondo chi resiste in giudizio non esiste più per estinzione.

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