Ricordo di Eude Cicerone a 100 anni dalla nascita

Lo scrittore Centofanti: protagonista della politica abruzzese dell'Italia Repubblicana

 L'AQUILA. In occasione dell'anniversario della nascita di Eude Cicerone, c'è un intervento dello scrittore Errico Centofanti che lo ricorda. «A uno dei principali protagonisti della politica abruzzese nei primi quarant'anni dell'Italia repubblicana» si legge nella nota «oggi sarebbe toccato di spegnere una foresta fiammeggiante di cento candeline, se un guasto cardiaco non lo avesse folgorato nell'estate dell'85. A Vo Nguyen Giap unico condottiero vittorioso contro la più grande potenza militare della storia, è andata meglio, perché le sue cento candeline ha potuto spegnerle, poche settimane fa. Per tutte e due, il giorno preciso della nascita non coincide con l'ufficialità delle registrazioni anagrafiche e per entrambi lo sfilarsi dalla rassicurante cattedra di storico, a Hanoi, oppure dalla promettente professione di assistente edile, all'Aquila, per spendersi anima e corpo nel servire la propria comunità, è stata una scelta assai più assorbente del matrimonio con le loro donne. Se Giap è una di quelle rare personalità che indirizzano la storia del mondo verso svolte epocali, Eude Cicerone ha calcato un palcoscenico differente, segnando una di quelle stagioni in cui i popoli godono della fortuna di non aver bisogno di eroi. Storie personali diversissime, è ovvio, e dunque non banalmente raffrontabili in forza di qualche assonanza biografica. Altri tempi, verso cui guardano con nostalgia assai più di quanti adesso ne immaginano i pescecani e gli scoraggiati. Non facciamo confusioni: quelli che a ogni piè sospinto lodano il passato, quale che esso sia, lo fanno per verniciare con una sorta di nobilitante "vorrei ma non posso" l'inettitudine presente, giulivamente ben consapevoli di sorvolare su tante inettitudini trascorse. Nostalgia è tutt'altro, è sopra tutto desiderio inappagato, desiderio di vedere all'opera persone che s'occupano della cosa pubblica secondo quella modalità dell'essere la quale confidano non essere un retaggio ascrivibile a tempi trascorsi e conclusi. Eude Cicerone seppe impersonare quella modalità dell'essere, sempre anteponendo l'interesse pubblico a ragioni private: fu alla testa di innumerevoli lotte per la giustizia sociale e la dignità del lavoro, a cominciare dagli epici scioperi a rovescio degli anni Cinquanta, guidò a lungo all'Aquila quel nuovo Pci di Togliatti che aveva contribuito a fondare la democrazia e a disegnarne l'architettura. Della voce autorevole e prestigiosa di quel Partito fu interprete stimato nel Consiglio Comunale e in quello Provinciale e poi alla Camera dei Deputati. Si batté con fierezza, in Italia e in Germania, affinché il responsabile della strage nazista di Filetto venisse condotto davanti le corti di giustizia. Gli sarebbe piaciuto ottenere per il Comune dell'Aquila la Medaglia d'Oro della Resistenza e perciò formulò una proposta di legge, depositata in Parlamento il 17 luglio 1969 ma rimasta inascoltata. Il suo esempio e il suo insegnamento sono una eredità per tutti, e, nel centenario della nascita, i familiari vogliono dare testimonianza raccogliendosi per un omaggio alla sua tomba, oggi, alle 11.30, in cimitero».