Ricostruzione e lavoro la protesta torna in piazza

Sabato all’Aquila la manifestazione regionale promossa dai sindacati In corteo tra gli edifici puntellati anche i sindaci del cratere e gli studenti

L’AQUILA. Il lavoro che non c’è. La ricostruzione al palo. I problemi del tessuto sociale. In vista della manifestazione nazionale in programma il 22 giugno a Roma, i sindacati alzano il sipario sull’Abruzzo e scelgono il capoluogo di regione per la prima iniziativa di protesta, fissata per sabato 1 giugno. La macchina organizzativa sta allestendo 40 pullman, provenienti dalle quattro province, per concentrare all’Aquila il corteo di lavoratori, studenti e rappresentanti delle categorie e delle istituzioni, che sfilerà rivendicando il lavoro come diritto. La città terremotata è l’emblema della crisi economica e occupazionale che sta dilaniando l’Italia. Qui, all’emorragia inarrestabile di posti di lavoro, comune anche al resto d’Abruzzo, si aggiunge la palude in cui si è impantanato il processo di ricostruzione, che dovrebbe invece rappresentare il volàno di rilancio dell’intera regione. E poi si sommano le emergenze sociali, individuali e collettive, alle quali di solito si dà meno risalto rispetto ai grandi numeri che misurano lo stato di salute di un Paese. «Lavoro, ricostruzione e sociale»: uno slogan semplice, ma efficace, quello che sarà intonato durante la manifestazione di sabato, presentata ieri dai segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, Umberto Trasatti, Paolo Sangermano e Michele Lombardo.

L’appuntamento è alle 9,30 alla Fontana Luminosa, da dove, alle 10, si muoverà il corteo, tra edifici puntellati e strade transennate, per arrivare a Piazza Palazzo, sede dei comizi finali. Sul palco gli interventi del segretario provinciale della Cisl Paolo Sangermano, del segretario regionale della Cgil Gianni Di Cesare e di Guglielmo Loy, della segreteria nazionale della Uil, saranno intervallati dalle voci della gente comune: un dipendente della Micron, un cassintegrato di Chieti, uno studente di Teramo, un lavoratore di Pescara. Testimonianze preziose, storie di vita, un unico appello: il lavoro torni al centro dell’azione politica, sia a livello nazionale che locale. L’Abruzzo soffre e lo dicono i dati più recenti dell’Inps: ci sono 45mila persone che usufruiscono di sostegni al reddito sotto forma di cassa integrazione, mobilità o indennità di disoccupazione. Di queste, oltre 14mila vivono nella provincia aquilana: nel 2012 erano 8900, in 12 mesi c’è stato un incremento del 54%. Ancora più eclatante il dato sulla cassa integrazione, cresciuta del 208% nei soli primi tre mesi del 2013. La crisi industriale tocca l’apice nel territorio aquilano, nonostante ci siano 17 milioni di fondi Fas destinati alla Valle Peligna e non spesi, per cui serve un impegno deciso della Regione nell’ambito dell’accordo di programma quadro. Poi ci sono la vertenza della Micron e il declino del polo industriale all’Aquila. Nel mezzo si infila la mancata certezza sui fondi per la ricostruzione, con le risposte che si attendono dal governo. Alla manifestazione sono stati invitati anche i sindaci dei 56 comuni del cratere sismico. «Stiamo portando avanti una battaglia per garantire il futuro alle nuove generazioni», hanno sottolineato Trasatti, Sangermano e Lombardo, «quindi il fronte deve essere unico. Il rilancio delle attività produttive e il processo di ricostruzione devono viaggiare insieme, altrimenti il tracollo coinvolgerà tutta la regione. Per questo ci aspettiamo una grande partecipazione, sabato, per far risuonare ancora più forte il grido d’allarme degli abruzzesi. Anche a Roma, il 22 giugno, troveremo lo spazio per far riaccendere i riflettori sui nodi irrisolti del post-terremoto».

Romana Scopano

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