Ricostruzione, la legge divide ancora

L’emendamento presentato dal ministro Barca non soddisfa i sindaci per i soldi alle seconde case. Si tratta a oltranza

L’AQUILA. Alla fine le modifiche all’emendamento del governo sulla ricostruzione messe a punto in ore di riunioni tra i sindaci del cratere e un consiglio comunale ad hoc non sono state accolte tutte. Nel corso della presentazione, ieri, alla Camera dei Deputati dell’emendamento che chiude la fase dell’emergenza (31 agosto) per il terremoto dell’Aquila e stabilisce il ritorno all’ordinarietà (dal 16 settembre), non c’è stato spazio per inserire le modifiche chieste dai sindaci del cratere. E così ieri, mentre a Roma il ministro illustrava l’emendamento, all’Aquila i primi cittadini erano riuniti nella sala consiliare della Provincia per cercare una quadratura che sembra sempre più lontana.

Archiviata (si fa per dire) la questione degli 8 uffici territoriali (uno per ogni area omogenea) per i quali il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, ha aperto uno spiraglio, ora monta la delusione per il mancato contributo per le case non adibite a prime abitazioni nei centri storici dei piccoli comuni. Contributo ritenuto fondamentale per la rinascita dei borghi che sul turismo basano la loro economia. Irremovibile il ministero dell’Economia: i soldi per le cosiddette «seconde case» non ci sono per tutti. E la delusione è diventata preoccupazione quando sono emerse altre criticità dal testo in discussione alla Camera. Tra le quali la mancata previsione della possibilità di deroga degli enti locali al patto di stabilità e la scadenza a dicembre del contratto dei precari attualmente in servizio al Genio civile. Criticità emerse nel corso dell’incontro voluto dal presidente della Provincia Antonio Del Corvo e al quale hanno partecipato anche il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente e l’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano. Assenti alcuni sindaci del cratere, tra cui il coordinatore delle aree omogenee, Emilio Nusca, impegnato nelle stesse ore nel consiglio d’amministrazione del Parco Sirente-Velino. Fatto sta che l’incontro di ieri è stato contrassegnato da un silenzio quasi imbarazzato nella sala del consiglio provinciale piena. Un incontro «ingessato» forse anche a causa delle poche e frammentarie notizie che arrivavano dalla capitale, dove stava muovendo passi decisivi il decreto legge sulla Crescita, al quale si aggancia l’emendamento-Barca. «Prendiamoci dieci giorni di tempo prima di decidere sul da farsi», ha proposto Del Corvo. «La legge per L’Aquila sia stralciata e legata a un altro decreto che poi comunque potrà godere della velocità dettata dalla questione di fiducia». Poi la preoccupazione dei sindaci sui fabbricati di un unico proprietario in cui non ci sono abitazioni principali e che rischiano di rimanere senza finanziamenti. Un problema che «è stato scaricato sui sindaci dei piccoli comuni», ha tuonato Pierluigi Biondi, sindaco di Villa Sant’Angelo. «Il governo vuole essere protagonista della ricostruzione. Le fasce già ce le hanno tolte». Altro problema «nodale» secondo il presidente della Provincia, riguarda il Patto di stabilità. La Provincia ha chiesto di emendare il testo della legge introducendo un passaggio: «Le spese sostenute da Regione ed enti locali a valere sulle risorse eventualmente trasferite sono escluse dai vincoli del patto». L’idea di stralciare l’emendamento dal decreto sarebbe «un errore» per Di Stefano. «Le modifiche vanno fatte», ha spiegato, «ma non possiamo permetterci di perdere il treno principale e rischiare una proroga della gestione commissariale». Dello stesso avviso anche Nusca: «Proseguire per la strada del decreto Crescita appare la soluzione migliore». Il coordinatore delle aree omogenee ha invitato a guardare avanti, continuare a lavorare e non fermarsi di fronte alle criticità che emergono dall’emendamento. Insieme e «con la coerenza di sempre», i problemi si risolveranno, compreso quello delle case non principali, sulle quali si è espresso anche il commissario Chiodi che ha invitato il governo ad affrontare il problema. «Una soluzione si troverà a tempo debito», ha aggiunto Nusca, «intanto potremmo fare una stima più precisa da comunicare al governo sul numero di queste case e sull’ammontare dei fondi per sistemarle» (il ministro ha parlato di carenza di dati). Lavoro da fare ce n’è tanto. «Ora si deve capire bene che ruoli devono avere i due uffici. Noi responsabili delle aree omogenee c’incontreremo a San Pio delle Camere per continuare a lavorare sugli 8 uffici».

L’impressione è che i prossimi 6-7 mesi saranno in gran parte impegnati per organizzare a livello burocratico la nuova governance: di ricostruzione vera e propria si parlerà poco. E poi c’è la questione dei piani di ricostruzione da risolvere: chi li porterà all’intesa, ora che il commissario non c’è più? (m.g. -m.c.)

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