Ricostruzione post terremoto all'Aquila: dopo sette anni e mezzo via ai lavori per il Duomo

La Soprintendenza autorizza l’aggregato Sant’Emidio da 35 milioni di euro. È il più ampio della città: un ettaro di superficie tra Cattedrale e palazzi storici

L’AQUILA. Un’attesa durata sette anni e otto mesi. Un allungamento (di tempi) degno di miglior causa, che richiama alla mente quello subìto dal corpo di Massimo d’Aveia levita e martire, patrono dell’Aquila, torturato sull’eculeo (la macchina infernale che dilania le articolazioni) eppure uscito indenne da quei tormenti. Ora la sua cattedra può rinascere. Tra le sorprese di fine anno c’è anche l’atteso via libera della Soprintendenza al progetto per l’aggregato “Sant’Emidio”, un ettaro e passa di centro storico con dentro la Cattedrale, l’Episcopio, il vecchio Seminario e due palazzi gentilizi.

DISCO VERDE. Terminata l’istruttoria del cosiddetto tavolo tecnico, la Soprintendenza ha dato il via libera al progetto da 35 milioni per l’immediato inserimento nel 19° elenco dei contributi. Quello di piazza Duomo è il più esteso e articolato aggregato dell’intero centro storico, interamente sottoposto a tutela dal Codice dei beni culturali. L’aggregato 961-Sant’Emidio delimita interamente il lato inferiore della Piazza del Mercato, sul lato sinistro del Duomo, estendendosi su un’area di circa un ettaro, fino a via San Marciano, via Roio e via del Seminario. Comprende, oltre alla Cattedrale e alla chiesa di San Luigi – progetti stralciati dall’istruttoria dopo la legge 125/2015 – il Palazzo arcivescovile, l’Episcopio, la Sacrestia, la Casa canonica, l’Area museo, l’ex Seminario, Palazzo de Nardis e Palazzo Arduini.

I NODI SCIOLTI. L’estensione dell’aggregato urbano, insieme all’articolazione degli edifici, all’esteso livello di danno e alle criticità connesse all’applicazione della normativa in materia, «hanno evidenziato, sin dall’inizio», secondo la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio, «un percorso d’ istruttoria del progetto molto delicato e complesso, soprattutto in considerazione del fatto che insieme all’autorizzazione di legge (Codice beni culturali) si doveva procedere anche all’accertamento della congruità del contributo pubblico. Per questo motivo sin dal maggio 2015 la Soprintendenza ha attivato un apposito tavolo tecnico volto a gestire in modo coerente e coordinato tutte le verifiche necessarie per il rilascio dell’autorizzazione ai lavori e l’accertamento della congruità tecnico-economica, che ha visto la costante partecipazione dei rappresentanti della proprietà e dei professionisti incaricati della progettazione. Su specifica richiesta della Soprintendenza, al fine di favorire una rapida definizione e gestione dell’insieme delle problematiche, al tavolo hanno partecipato l’Usra e il Comune, che hanno assicurato la collaborazione e il supporto di due funzionari tecnici esperti in materia di consolidamento strutturale e di valutazione economica».

TRENTA RIUNIONI. Nel corso dell’istruttoria – oltre 30 riunioni e approfondimenti tecnici – sono emersi i diversi problemi di natura giuridica, tecnica, strutturale e amministrativa connessi alle diverse proprietà e ai relativi interventi di consolidamento e restauro, nonché alle necessità di coordinare attentamente i futuri lavori, che sono stati di volta in volta affrontati e riconsiderati nei necessari aggiornamenti tecnici del progetto. «È emersa inoltre», fa sapere la Soprintendenza, «la necessità di adeguare il progetto a quanto disposto dalla legge 125 dell’agosto 2015 che ha chiarito l’impossibilità di assoggettare l’intervento sulle chiese alle procedure della ricostruzione privata, in quanto attività da considerare a tutti gli effetti “lavori pubblici”, e pertanto soggetti alle disposizioni del Codice degli appalti. Particolari soluzioni tecniche e amministrative volte a garantire la sicurezza dei cantieri e a prevenire ulteriori danni alla Cattedrale – così pesantemente danneggiata dal sisma 2009 e nuovamente messa a rischio dalle recenti scosse di agosto e ottobre – hanno consentito di far ricomprendere all’interno del progetto anche gli interventi sulle porzioni della basilica poste a confine con le proprietà adiacenti (in particolare la parete della navata sinistra e l’abside). Non si tratta, per esplicita scelta condivisa, di una semplice messa in sicurezza provvisoria ma di operazioni mirate consolidamento, in anticipazione dei successivi interventi definitivi, evitando l’inutile investimento di fondi pubblici per soluzioni temporanee e di breve termine».

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