Roccaraso, i monti scoperti dal re e amati dagli sciatori

Domani in regalo con il Centro la nona cartolina d’epoca sulla località turistica più rinomata dell’Appennino

ROCCARASO. Sarà stato per le sue piazzette innevate o per la sua gente. O forse ancora per lo scenario incontaminato che si apriva davanti ai suoi occhi dalla slittovia del monte Zurrone a quota 1603 e che fu proprio lui ad inaugurare il 29 dicembre 1937. Sarà stato per queste e altre ragioni, ma una cosa è certa: il re Umberto di Savoia amava Roccaraso. Portava “nel cuore”, quel borgo degli Altopiani maggiori, sorto nei pressi del torrente Rasinus, come racconta Ugo Del Castello nel suo “Roccaraso, due solchi sulla neve lunghi 100’anni”. Gente semplice quella di Roccaraso, borgo pastorale e artigianale. Almeno fino alla fine dell’Ottocento. Almeno fino al 18 settembre 1897, quando venne inaugurata la tratta ferroviaria Sulmona-Carpinone, voluta dal deputato roccolano Giuseppe Andrea Angeloni. Fu quello scorcio di fine Ottocento a segnare l’inizio dello sviluppo turistico della “Cortina d’Abruzzo” e dei paesi limitrofi. Poco meno di mille presenze iniziarono a registrarsi nella stagione estiva sin dall’inizio del Novecento. «La svolta arrivò il 26, 27 e 28 febbraio 1910», scrive ancora Del Castello, «quando il Touring Club Italiano organizzò un Concorso di ski dove i fratelli norvegesi Smith e gli Alpini dell’esercito italiano impartirono i primi rudimenti della nuova disciplina sportiva». Poi fu la volta del trampolino di salto del 1920, la nascita della prima Scuola di Sci federale e l’arrivo di novelli “skiatori”, reali inclusi. In seguito la storia di questo paese e della sua gente incontrò quella di un conflitto più grande della sua neve e dei suoi monti. Era l’autunno del 1943. L’Italia aveva da poco firmato l’armistizio con gli Alleati. I tedeschi cercavano di fermarne l’avanzata attraverso sistemi di fortificazioni. Uno di questi era la linea Gustav, o linea invernale. Roccaraso era proprio lungo quella direttrice. I bombardamenti non perdonano: il paese venne completamente raso al suolo. Fu ricostruito un decennio più tardi. Sotto il fuoco nemico andò distrutto anche l’antico teatro, sorto nel 1968, uno dei più antichi d'Italia. L’eccidio di Pietransieri, a pochi chilometri di distanza, segnò poi con il sangue di altre 128 vittime quei giorni di guerra. Sacrifici iscritti per sempre nella medaglia d’oro al valor militare di cui è stata insignita la città di Roccaraso. «Se si volesse trovare a Roccaraso, in quegli anni pionieristici, un punto di sintesi tra lo sci e l’attività turistica, non può non essere che la figura di Umberto di Savoia a sancirlo», scrive ancora Del Castello, «con la sua costante presenza riuscì a far appassionare a queste nevi, prima nobili e persone facoltose, poi semplici sciatori». Il resto è storia recente.

Annalisa Civitareale

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