Rogo a San Giuliano, a giudizio in 13

Sotto accusa l’imprenditore Alfonso Toto e altri cui aveva subappaltato i lavori in A-24 dai quali furono generate le fiamme

L’AQUILA. A quasi 8 anni dall’incendio che devastò la pineta di San Giuliano e l’omonimo convento, la Procura ottiene il rinvio a giudizio di 13 persone. Il processo, che dovrebbe essere prescritto entro il 2016, è stato fissato per il 9 ottobre. Si chiude così un procedimento caratterizzato da almeno una decina di rinvii per omesse notifiche e che fece anche un passo da gambero con la retrocessione degli atti al pm per una carenza del capo di imputazione. Secondo il pm la devastazione fu la conseguenza di lavori sul viadotto dell’A/24 tra San Sisto e Pettino. La Procura, dunque, ha contestato il reato di incendio boschivo per tutti gli accusati a seconda del loro ruolo. Si tratta del responsabile legale della ditta Toto costruzioni che aveva avuto in appalto i lavori della sistemazione di quel tratto gestito da Strada dei Parchi: sotto accusa, dunque, il 38enne Alfonso Toto di Chieti. Insieme a lui sono andati a processo Italo Paolo Giuseppe Trinchini di San Benedetto dei Marsi; Francesco Mongiardini di Roma e Alessandro Trudu, nato a Roma ma residente a Pianella: essi sono accusati in quanto committenti dalla Strada dei Parchi rispettivamente nelle vesti di coordinatore della sicurezza, responsabile del procedimento dei lavori e coordinatore della progettazione. Imputati anche Walter Rapposelli di Chieti, direttore del cantiere; Giuseppe Squadrone di Paglieta, capo cantiere; Domenico D’Eramo di Napoli ma residente a Rocca di Mezzo; Giuseppe Ferrante di Popoli, entrambi assistenti del capo cantiere e tutti dipendenti della Toto spa. Imputato anche l’amministratore della ditta Gm cui la Toto a sua volta subappaltò i lavori: Gabriele Franciosi di Barisciano. Processo anche per l’aquilano Berardino Baiocco capo operaio della Gm Lavori e tre romeni tutti residenti nell’Aquilano e dipendenti della Gm: Ilie Stuparu, Georgian Prioteasa e Raul Marius Imbrisca. Costoro secondo il pm causarono l’incendio il 9 agosto 2007 tagliando le barriere metalliche di sicurezza sul viadotto con uno strumento che produsse fiammate, nonostante il caldo e il vento. I lavori proseguirono adottando cautele antincendio inadatte quali il posizionamento nella zona di una cisterna con 200 litri di acqua. Infine il parascintille adoperato durante il taglio era troppo piccolo per scongiurare una ricaduta di scorie metalliche incandescenti sotto le sterpaglie, cosa che poi avvenne. Comune e usi civici sono stati indennizzati. I difensori: Massimo Manieri, Roberto Madama, Francesco Valentini, Augusto La Morgia, Guglielmo Marconi, Ersilia Lancia.

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